Il volto di Wojtyla sulla scala che porta alla Sistina di Michelangelo

Cappella Sistina atto secondo. Un fil rouge sembra legare indissolubilmente Mario Ceroli, «eretico» figurativo dell’Arte Povera, alla più maestosa opera di Michelangelo Buonarroti. Cinquant’anni dopo la Cassa Sistina, opera lignea che gli valse il Premio scultura alla Biennale veneziana del 1966, l’artista romano è nuovamente impegnato, ormai da due anni, in un nuovo progetto questa volta direttamente per i Musei Vaticani: una serie di bassorilievi che avvolgeranno la scala elicoidale proiettata per 250 metri verso la celebre volta, che racconteranno la vita dei più grandi artefici della Chiesa cattolica del secolo appena concluso: in primis Giovanni Paolo II e Madre Teresa di Calcutta. L’ambiziosa opera è soltanto l’ultima delle numerose sculture religiose realizzate in questi ultimi anni per il Vaticano dall’artista, di cui in questi giorni si celebra la prima antologica a Parigi negli spazi di Tornabuoni Art. Per la chiesa di Santa Maria Madre al Redentore di Roma, Ceroli realizzò l’intera ecclesiale e l’imponente crocifisso ligneo alto 15 metri, oltre alle sculture della Vergine e di Giovanni Battista i cui volti, anche in questo caso, hanno le sembianze di Madre Teresa e Carol Wojtyla. Il legno grezzo, materia povera per eccellenza, ha sempre rappresentato il medium privilegiato dall’artista per le sue opere più rinomate, compresi i progetti per monumentali installazioni pubbliche, come il cavallo alato della Rai, e gli allestimenti scenici per i teatri la Scala, la Fenice e il Bolshoi di Mosca.
Nella sua controversa avventura artistica, che lo ha visto accostare al movimento poverista più per ragioni formali che concettuali, Ceroli si è spesso confrontato con i capolavori del passato rivisitando in chiave tridimensionale oltre al tema della cappella Sistina, anche La battaglia di S. Romano di Paolo Uccello, L’uomo di Leonardo, I Bronzi di Riace e I braccianti del Quarto Stato di Pelizza da Volpedo.

La mostra parigina a cura di Enrico Crispolti ne ripercorre in maniera esaustiva il percorso fin dagli anni ’60, quando l’artista iniziò a scoprire la possibilità di utilizzare forme e figure ritagliate legate a immagini della quotidianità, e le infinite rivisitazioni della materia non soltanto nella scultura ma anche nella scenografia. Tra le opere esposte, una monumentale onda in legno di 3 metri di lunghezza e la celebre sfera in bronzo Disequilibrio.

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