Milano - Le Borse europee chiudono contrastate una seduta in altalena, indebolendosi sul finale in scia all’andamento di Wall Street, che ha virato al ribasso dopo un’apertura positiva. In avvio di seduta i listini europei hanno tentato il rimbalzo rispetto al deciso crollo di ieri, dopo si sono indeboliti, per poi accelerare al rialzo dopo l’apertura della Borsa americana. In chiusura hanno di nuovo rallentato, chiudendo con segni contrastati. Positivi il Cac40 di Parigi, il Ftse100 di Londra e l’Ibex di Amsterdam, che hanno messo a segno rialzi dello 0,55%, dello 0,35% e dell’1,27%. Negative invece Francoforte, con il Dax in calo dell’1,12% e Amsterdam (Aex -1%).
Milano in ribasso dopo seduta volatile Piazza Affari chiude ancora
calo una seduta sull’ottovolante. Stamani gli indici erano
partiti molto forti, dopo il -8% di ieri per poi calare e quindo
tornare positivi. Ma poi l’avvio incerto di Wall Street ha
annullato tutti i guadagni.
A Milano, oltre al ribasso dei bancari, pesa il calo di
Fiat.
"Si è trattato di una seduta tecnica, con molti investitori
che hanno chiuso le posizioni e diversi titoli sospesi per
eccesso di scostamento sul prezzo di controllo", osserva un
broker.
Giornata, dunque, volatile e in balia dell’incertezza sulla
crisi finanziaria. "Lo scenario è decisamente incerto. Il
mercato chiede un intervento globale e coordinato per affrontare
la crisi ma per ora ci sono solo interventi nazionali e
verbali", commenta un altro operatore.
L’indice S&P/Mib termina in calo dello 0,65%, il
Mibtel cede lo 0,91%. Volumi per circa 4 miliardi nel
finale.
Wall Street ancora giù Chiusura in deciso calo per Wall Street. Il Dow Jones arretra del 5,11% a 9.447,11 punti, il Nasdaq cede il 5,80% a 1.754,88 punti, mentre lo S&P 500 arretra del 5,74% a 996,23 punti. Ancora giù il Toro americano che aveva aperto la seduta in rialzo ma poi una repentina inversione di tendenza, è passata in territorio negativo, con il Nasdaq composite che cede l’ 1% esatto. Il Dow Jones segna -0,46% e lo S&P 500 lo 0,68%. La Fed ha deciso di intervenire sul mercato dei cosiddetti "commercial paper", vale a dire le obbligazioni di breve durata, allo scopo di sostenerne i corsi nell’attuale drammatica situazione dei mercati. La banca centrale Usa, sulla base dei poteri di emergenza che le sono stati attribuiti dal maxipiano, creerà un'apposita società veicolo che avrà lo scopo di acquistare questi asset, di durata tre mesi.
Bernanke apre sul taglio dei tassi La crisi dei mercati finanziari peserà ancora di più sulla crescita economica. Lo ha detto il presidente della Fed, Ben Bernanke. La Fed, alla luce dei recenti sviluppi sui mercati finanziari, "é pronta a valutare se l' attuale orientamento di politica monetaria può essere considerato ancora appropriato", ha detto ancora, di fatto aprendo la strada ad un nuovo taglio dei tassi.
Fmi: "Crisi da 1.400 miliardi di dollari" Sui mercati è in atto un "terremoto senza precedenti" che costerà 1.400 miliardi di dollari, "una cifra significativamente più alta di quella stimata in aprile" prevista in 945 miliardi e leggermente superiore a quella di 1.300 miliardi del mese scorso. Lo afferma il Fondo Monetario Internazionale nel Global Financial Stability Report, sottolineando che alla fine di settembre le svalutazioni hanno raggiunto quota 760 miliardi di dollari, di cui 580 miliardi a carico di banche. Secondo il Fondo finora sono emerse soltanto il 55% delle perdite potenziali conosciute: se il "terremoto" dovesse peggiorare le svalutazioni potrebbero aumentare di altri 80 miliardi. Secondo le stime del Fmi, gli intermediari finanziari non bancari hanno accumulato finora perdite pari ad almeno a 180 miliardi, mentre le assicurazioni hanno visto andare in fumo circa 100 miliardi. Altri 60 miliardi sono stati persi da hedge funds e altri operatori di mercato. Le società pubbliche hanno proceduto a svalutazioni per 15 miliardi ma alla fine della tempesta il loro rosso non sarà inferiore a 115 miliardi. Le principali banche mondiali - aggiunge l'Fmi - avranno bisogno di circa 675 miliardi di dollari di capitali nei prossimi anni.
L'Ecofin I 27 ministri finanziari dell’Ue - secondo quanto si apprende da fonti della presidenza francese - avrebbero raggiunto un accordo per innalzare da 20 mila ad almeno 50 mila euro la soglia minima di garanzia dei depositi bancari in caso di fallimento di istituti di credito europei. L’accordo ue sulla garanzia sui depositi bancari a quota 50mila euro è di tipo "politico". La maggioranza dei Paesi si è espressa e dovrebbe applicare quota 100mila euro. E' quanto ha indicato il ministro dell’economia spagnolo, Pedro Solbes. Il presidente della Commissione Ue, Manuel Barroso ha aggiunto che, tuttavia, non c’era ampio consenso sulla proposta. "Dopo gli ultimi sviluppi, abbiamo proposto un minimo di 100mila euro, che non è eccessivo" ha indicato. "A una situazione straordinaria si fa fronte con delle regole coerenti" lo sottolinea il ministro dell’Economia Giulio Tremonti a margine della riunione dell’Ecofin. "No all’asimmetria e no alla competizione, non esistono soluzioni nazionali. Il problema delle banche è quello di salvare il sistema delle banche" spiega Tremonti, aggiungendo che l’Ue vuole "cercare di conservare il sistema di regole comuni tanto per gli Stati quanto per i mercati".
No al fondo per il salvataggio Un fondo comune europeo per il salvataggio delle banche "sarebbe stata una decisione capace di esprimere un messaggio politico più forte", spiega ancora Tremonti. "Ma l’essere passati dal divieto degli aiuti pubblici alle banche alla possibilità di intervenire senza essere sanzionati è positivo" sottolinea il ministro dell’Economia italiano. Se le misure dell’Unione europea davanti alla crisi dei mercati non fossero sufficienti, rimane il piano B, che è quello del "fondone", aggiunge Tremonti, spiegando: "Il piano B è il fondone. Ma per andare a letto bisogna essere in due..". L’ipotesi di un fondo europeo si è arenata soprattutto davanti all’opposizione della Germania, sebbene alcuni paesi come Olanda e Francia fossero a favore.
La posizione della Merkel Il cancelliere tedesco Angela Merkel è tornata a respingere l’idea di un fondo europeo per salvare le banche messe in difficoltà dalla crisi finanziaria e ha criticato il piano di garanzia dei depositi deciso dall’Irlanda. Ci sono due strade "inadatte" ad uscire dalla crisi, ha detto Merkel intervenendo al Bundestag (la camera bassa del parlamento tedesco). "Una strada inaccettabile dal punto di vista tedesco è quella per cui i 27 Stati membri creano un ombrello per i 27 Stati membri e tutti versano in un fondo, e organizzano anche in 27 la gestione delle crisi nei singoli Stati", ha spiegato Merkel. Ciò non consente di reagire rapidamente e, perciò, "rifiutiamo questa strada". Inadatta, ha precisato, è anche la soluzione scelta dall’Irlanda, che ha offerto una garanzia statale soltanto alle proprie banche, escludendo quelle internazionali, provocando così "inaccettabili" distorsioni della concorrenza. Nel suo intervento Frau Merkel ha poi difeso l’intervento del governo a favore della banca tedesca Hypo Real Estate. "Non fare nulla avrebbe provocato danni imprevedibili non solo per il mercato delle obbligazioni ipotecarie, ma anche a livello molto più profondo". La cancelliere ha confermato ancora una volta ai tedeschi che i loro risparmi sono al sicuro. La situazione, ha concluso Merkel, è "seria", anche se non bisogna lasciarsi andare al pessimismo.
Tremonti: "E' il massimo che l'Europa possa fare" "Questo è il massimo possibile che oggi l’Europa poteva fare", assicura Tremonti spiegando che "ieri lo scenario era da tana libera tutti, con ogni Stato europeo che sembrava andare per conto suo". Oggi invece "si sono serrati i ranghi", con un’azione coordinata decisa da tutto l’Ecofin. Innanzitutto sui depositi bancari, anche se "molti Stati membri sono determinati ad innalzare la loro soglia". E per quanto riguarda l’Italia "è pienamente in linea", sottolinea Tremonti, ricordando come con una soglia di 103mila euro il nostro Paese ha la garanzia "più elevata di tutta l’Ue". "Non è stato cambiato il Trattato di Roma - spiega un soddisfatto Tremonti - ma siamo passati dal divieto alle regole. Ora la Commissione europea invece di cacciarti subito nella stanza delle sanzioni ti accoglie nella stanza dei permessi". Per Tremonti, comunque, il vero valore dell’intesa raggiunta oggi all’Ecofin sta nell’aver sancito un principio fondamentale: "Non esistono soluzioni nazionali" all’attuale crisi dei mercati.
"Il sistema o è veramente sistema o non regge", spiega il ministro, che bacchetta chi in Europa si è reso protagonista di fughe in avanti non concordate: con questa crisi senza precedenti "non c’è salvezza in un solo Paese". Trichet: "Sottovalutati i rischi" I rischi della crisi sono stati sottovalutati a livello di economia internazionale e ora "siamo a un punto in cui faremo tutto il possibile". Il presidente della Bce, Jean-Claude Trichet, ha ribadito la necessità di azioni coordinate a livello internazionale e il bisogno di maggiore trasparenza sui mercati. Trichet ha anche ripetuto che il ruolo della bce, la cui cooperazione con la Fed è molto intensa, è di garantire liquidità al sistema e non può intervenire in caso di problemi di solvibilità. "La crisi - ha aggiunto Trichet - è originale nella misura in cui tocca il cuore del sistema finanziario mondiale e occorre analizzare l’intero sistema per poterne trarre una lezione". Il presidente della Bce ha poi chiamato nuovamente all’unitàl’europa. "Gli europei e gli attori sulla scena dell’economia internazionale - ha osservato - sono d’accordo sul fatto che sia importante una maggiore trasparenza a livello di istituzioni, strumenti finanziari e mercati. L’assenza di trasparenza è la migliore ricetta perché si verifichi un contagio". Trichet ha anche sottolineato che esistono chiari collegamenti tra gli squilibri sui tassi di cambio e l’attuale crisi finanziaria e ha aggiunto che, visto che la crisi è un problema mondiale, è necessario trovare soluzioni internazionali. La Bce, il cui ruolo è garantire liquidità ai mercati, non può inoltre intervenire quando esistono problemi di insolvenza, ha proseguito trichet, per il quale né gli States né la Cina devono fungere da capri espiatori della crisi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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