Economia

Zignago, si scioglie la cordata Favrin Salta l’Opa a 18 euro

Campo libero per la contro-Opa a 18,6 euro lanciata dai nipoti di Pietro Marzotto che già controllano oltre il 48% della società

Laura Verlicchi

da Milano

Nuovo capitolo per la dynasty dei Marzotto. Ancora una volta - come tre anni fa quando la storica famiglia di Valdagno si è divisa per la prima volta, con l’uscita di scena del conte Pietro - l’oggetto del contendere è Zignago, l’azienda attiva nel vino e nel vetro, che rappresenta in un certo senso la «cassaforte» di casa Marzotto. Ieri è arrivato l’annuncio dello scioglimento della cordata, guidata dal presidente di Zignago (e di Marzotto) Antonio Favrin che, insieme a una parte della famiglia, aveva lanciato l’Opa sulla società a 18 euro per azione.
La fine del patto - che complessivamente raccoglieva, attraverso una società-veicolo, il 37,15% di Industrie Zignago Santa Margherita ed era stato siglato il 23 maggio scorso - lascia campo libero alla contro-Opa lanciata, a 18,6 euro per azione, dall’altra metà della famiglia: i quattro nipoti di Pietro Marzotto - Gaetano, Stefano, Luca e Nicolò - che, insieme al cugino Marco Donà dalle Rose, hanno acquistato una quota dello zio, attraverso la società Zi.Fi, e sono saliti al 48,3% di Zignago. E adesso per loro il 51% - quindi il controllo della società - sembra essere a portata di mano.
Ciascuno degli ex «pattisti» - oltre ad Antonio Favrin, Andrea, Rosanna e Isabella Donà dalle Rose, Umberto, Matteo, Vittorio Emanuele, Diamante, Paola Marzotto e la società Trenora - è ora infatti libero di decidere se aderire o meno all’unica Opa rimasta in campo (il titolo, intanto, è rimasto stabile con meno 0,08 a 18,636 euro).
Proprio «a seguito della decisione di altri azionisti di Zignago di consolidare la propria partecipazione nella società e di lanciare un’opa obbligatoria a 18,6 euro» - scrivono in una nota gli ex pattisti - è stato deciso di comune accordo di sciogliere l’accordo quadro. Dal canto loro, i promotori della contro-Opa proclamano che il loro intento è la «difesa di una strategia di valorizzazione industriale di Zignago».
Se i toni ufficiali sono dunque quelli della distensione, le divisioni restano. D’altra parte, come ha detto lo stesso Favrin in occasione dello spin-off di Marzotto che ha portato alla quotazione di Valentino, «Quando si arriva alla terza o quarta generazione, la famiglia è un concetto vago». E per la famiglia di Valdagno siamo ormai alla sesta generazione. Ad essa appartengono, infatti, i quattro fratelli Donà dalle Rose (che però si sono divisi, tre da una parte con Antonio Favrin, l’altro, Marco, si è schierato con i cugini), figli di Italia Marzotto, e Gaetano Marzotto con i suoi fratelli, figli di Vittorio Emanuele. Quest’ultimo (oggi scomparso) era il fratello di quei Pietro e Paolo Marzotto che hanno dato il via alla grande divisione. Era l’ottobre 2002 e l’assemblea della Zignago era stata convocata per decidere in merito a un’Opa su Marzotto. A sorpresa il conte Pietro, allora capo indiscusso del gruppo, annunciò il suo voto contrario: «La famiglia Marzotto - disse - non va contro il mercato». Il fratello Paolo votò invece per il sì.

Uno scontro che fece saltare l’operazione, ma anche l’unità familiare.

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