La stanza di Feltri

Contestare gli agenti è contestare lo Stato

Mi è rimasto dentro un grande rispetto nei confronti di tutti gli uomini e di tutte le donne che servono lo Stato, rispetto che negli anni è cresciuto e maturato

Contestare gli agenti è contestare lo Stato

Caro Feltri,
ma cosa significa indossare una divisa? Domanda retorica che non rivolgo ovviamente a lei ma a chi leggerà questa lettera in caso di pubblicazione. Ed anche un po' partigiana, visto che mio padre indossava quella dell'Arma. La divisa significa soprattutto farsi riconoscere senza nascondersi tra minori, donne e bambini. Avere delle responsabilità rispetto al menefreghismo dei più. Accollarsi dei compiti che altri non vogliono assumersi. Essere rispetto al non voler essere e allo stare a guardare. Quando si assiste a episodi come quelli di Pisa e Firenze, a cui altri ne seguiranno come Torino, già insegna e, a prescindere dalla validità o meno delle motivazioni con cui si scende in piazza e delle relative responsabilità, non dovremmo ricordarci proprio il fare, l'avere, l'accollarsi e l'essere che ha una parte? Quella riconoscibile. Possibilmente anche prima di offenderla e prenderla a sputi. Basterebbe, poi, ricordare le parole di Pier Paolo Pasolini per rammentare l'ulteriore perché! Cordiali saluti
Mario Taliani

Caro Mario,
avevo già avuto modo di raccontare in uno dei miei libri un fatto che ha in qualche maniera segnato la mia esistenza. Quando ero un ragazzo, mi cimentai nel concorso per entrare a fare parte dell'Arma dei carabinieri. Scherzosamente ho rivelato che lo feci poiché ero attratto dall'eleganza della divisa, al di là di del suo prestigio e dei valori da essa rappresentati. Questo non è del tutto falso, ovvero mi sarebbe piaciuto effettivamente vestire quell'abito così solenne e raffinato, tuttavia erano i miei principi la motivazione fondamentale che mi spinse a tentare tale strada. Fu un fallimento, nel senso che superai il concorso ma non fui mai chiamato in servizio. Per lustri mi portai dentro questo quesito gigantesco: per quale ragione non mi hanno voluto? E poi un giorno arrivò la risposta: a costituire impedimento decisivo fu la mia iscrizione al partito socialista. Preciso che è la stessa Costituzione a porre questo limite per coloro che fanno parte dei corpi di polizia o militari, i quali non possono essere iscritti ai partiti politici. Insomma, il mio essere di sinistra fu ostativo, il che è abbastanza grottesco dato che vengo definito dagli imbecilli «fascista». Dunque, se ho fatto il giornalista e il direttore di giornali è a causa della mia adesione al partito socialista. Ti prego, non ridere. Nessuno è perfetto. Però ricordo che allora ci credevo, ci credevo nei valori proclamati dalla sinistra. Dopotutto era una sinistra diversa, che ci credeva allo stesso modo, non quella di oggigiorno, ossessionata dal fascismo che non c'è e da Giorgia Meloni, una sinistra scollata dalla realtà e lontana anni luce dalla gente. Una sinistra che non posso fare a meno di compatire, non adopero il verbo «disprezzare» poiché sarebbe esagerato.

Mi è rimasto dentro un grande rispetto nei confronti di tutti gli uomini e di tutte le donne che servono lo Stato, rispetto che negli anni è cresciuto e maturato. Per questo mal sopporto quando processiamo in tv e sui giornali poliziotti e carabinieri che compiono il loro dovere tra mille difficoltà. La campagna di fango e addirittura di odio che è stata messa in moto negli ultimi giorni nei confronti degli agenti da parte della sinistra, che è animata da questa avversione nei riguardi dello Stato e di tutto ciò che ne è simbolo ed espressione, non è che diretta conseguenza, ossia vero e proprio effetto, di quella cultura progressista che mira a annientare il concetto di patria e a vietare l'uso della parola patria nonché dei suoi derivati. Faccio presente a questo proposito che patriota è attualmente considerato insultante nonché sinonimo di fascista. Eppure, caro Mario, patria è vocabolo che ricorre anche nella Costituzione, quella stessa Carta fondamentale che una parte politica indica come antifascista. Se la Costituzione è antifascista, per quale motivo reputiamo fascista la parola patria, richiamata nella Costituzione medesima?

In base all'art. 52 della Costituzione, «la difesa della Patria è sacro dovere del cittadino». Altro richiamo del termine in questione si realizza all'art. 59: «Il Presidente della Repubblica può nominare senatori a vita cinque cittadini che hanno illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario». Evidenzio che Patria viene scritto con la lettera maiuscola dall'equilibrato costituente e altresì che la patria è detta sacra, pur essendo il nostro un Paese laico, del resto per sacro in questo caso non si intende nulla di religioso, ma solo di inviolabile.

Oggi questa cultura costituzionale è assente e ne paghiamo il prezzo. I ragazzi vengono addestrati all'antagonismo verso coloro che indossano la divisa, anello di congiunzione tra Stato e popolo sovrano. Ce ne accorgiamo in occasione anche di queste sommarie inquisizioni a carico degli operatori della sicurezza, rei di onorare la Repubblica e di garantire ordine e quieto vivere nelle nostre città. Dovremmo loro tanto, ma gli riserviamo sputi in faccia.

E questa, purtroppo, non è una figura allegorica.

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