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"Vi spiego il nuovo fascismo". Le assurde "lezioni" della Murgia sui social

Per l'ennesima volta la scrittrice torna a collegare l'azione del centrodestra con quella del Ventennio fascista e questa volta lo fa con ben 50 storie su Instagram senza capo né coda

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Un tema nuovo (anzi, "nuovissimo" proprio) ha occupato decine di storie di Instagram di Michela Murgia: l'avvento del "nuovo fascismo" in Italia. Come se in passato non se ne fosse mai occupata, la scrittrice cerca di spiegare per cui – secondo lei – "tutto questo era prevedibile". Nei fatti, è una rivisitazione tutt'altro che lucida e imparziale della storia contemporanea del nostro Paese a partire dal 1994 (guarda caso) fino ad arrivare ai giorni nostri. Murgia avvia la sua riflessione così: "Gli eventi di queste settimane hanno spinto molte persone a chiedersi: Ma come siamo arrivati ​​a questo punto così all’improvviso?". La risposta per lei è molto semplice: "Non ci siamo arrivati di colpo".

L'inizio della sua ricostruzione avviene a metà anni '90. Se da una parte c'è la discesa in campo di Berlusconi, dall'altra c'è la Lega "che in quegli anni era apertamente un partito razzista, antimeridionale, maschilista e separatista per ragioni economiche e fiscali. Ma fu il 2001 il punto di svolta e di chiarezza sul percorso verso lo stato attuale". A partire dal governo Berlusconi 2 (e anche qua, è curiosa la coincidenza temporale) Michela Murgia comincia a sciorinare una serie di eventi socio-politici accaduti nel nostro Paese che, inseriti uno dietro l'altro, danno vita a un vero e proprio "minestrone" caotico e totalmente senza senso che, secondo le sue ragioni, avrebbero contribuito a costruire il "fascismo" odierno.

Murgia e l'ossessione anti-destra

"Non credete a chi dice che sono state le Twin Towers. Il G8 di Genova è un punto di non ritorno per la mia generazione", perché con "la violenza di Stato contro gli indifesi" i fatti di Genova hanno infranto per sempre la sua fiducia "nello Stato democratico". Poi, è tutto un elenco infinito di provvedimenti utile solo a paragonale l'azione di quell'esecutivo di centrodestra - e poi di quello dal 2008 al 2011 - con quella della "retorica duce-contadino". E via, quindi, alla legge Bossi-Fini, alla legge Biagi, il Family Day, il caso Englaro, fino ad arrivare ai mesi scorsi con il no al salario minimo e al reddito di cittadinanza espresso a gran voce da Giorgia Meloni. Il termine "fascisti" e derivati compare in continuazione nel racconto degli ultimi 30 anni della Murgia, la quale (tra un immancabile schwa e l'altro) dichiara che "il nuovo fascismo si serve dei percorsi democratici, prima di arrivare a forzarli".

In tutto questo, non manca poi un riferimento anche a Matteo Renzi, definito un "democratore": una crasi tra "democratico" e "dittatore". L'attuale leader di Italia Viva sarebbe colpevole di non essere stato particolarmente coraggioso con la legge sulle unioni civili per avere stralciato "la questione fondamentale dell'adozione interna alla coppia lgbt". Per non parlare dell’immigrazione: "È il pensiero renziano, che è un pensiero di destra, a orientare il decreto di criminalizzazione del salvataggio in mare che renderà difficile l'azione delle Ong". La conclusione del suo pensiero viene infine raccolta dalla strumentale citazione di Primo Levi: "Ogni epoca ha il suo fascismo".

Un'epoca in cui, naturalmente, sono fascisti tutti quello che non la pensano come la Murgia.

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