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Bollette luce e gas, in arrivo la stangata per le famiglie

Secondo Nomisma l’ultimo trimestre del 2023 sarà segnato da aumenti dei costi energetici. Secondo le stime è previsto un aumento del 12% per la luce e del 9% per il gas. Perché sta succedendo e come il governo intende intervenire

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Oggi l’Autorità di regolazione per energia reti e ambiente (Arera) renderà note le tariffe dell’elettricità sul mercato tutelato mentre, per le tariffe del gas, sarà necessario attendere il 3 ottobre. Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia, prevede un aumento del 12% della luce durante l’ultimo trimestre del 2023 e un aumento del 9% del prezzo del gas limitatamente al mese di settembre. Al di là del Decreto energia accolto dal Consiglio dei ministri del 25 settembre, il governo è pronto a intervenire con ulteriori misure. I motivi che spingono verso l’alto il costo delle energie si riverberano in parte anche sui prezzi dei carburanti.

Le previsioni di Nomisma e il mercato delle energie

In Italia, circa il 49% della corrente elettrica viene prodotta con il metano il quale, dopo la chiusura dei gasdotti russi, arriva sul patrio suolo via nave e in forma liquida (Gnl, gas naturale liquefatto).

Un’alternativa questa che espone il fianco a rischi di altra natura. Claudio Descalzi, amministratore delegato di Eni, ha ricordato che eventi straordinari come uno sciopero nella filiera del Gnl oppure una manutenzione di impianti possono rendere volatile il mercato a causa della riduzione delle forniture che incidono negativamente sui prezzi.

Ci sono gli intoppi nell’approvvigionamento di Gnl che sono difficilmente prevedibili e ci sono delle costanti, tra queste l’aumento della domanda di energie con l’arrivo dei primi freddi. Tutti elementi che fanno salire i prezzi e ai quali, come è successo soprattutto nel corso del 2022, potrebbero aggiungersi moti speculatori.

L’ultimo trimestre del 2023, insomma, sarà all’insegna dell’aumento a doppia cifra dei prezzi di luce e gas, così come confermato anche dal presidente dell’Arera Stefano Besseghini.

L’instabilità sui mercati di gas e petrolio lasciano strascichi anche alla pompa di benzina.

La questione carburanti

Il 27 settembre la Faib-Confesercenti, l’associazione di categoria dei benzinai, ha reso noto che ad agosto del 2023 i prezzi della benzina sono aumentati del 9,5% e quelli del gasolio del 2,7% rispetto allo stesso mese del 2022. Fare un pieno in Italia, dice la Faib, costa 11 euro in più rispetto alla media europea e, benché questo dato sia viziato dalle tasse (il 57% del prezzo totale), è indubbio che l’instabilità dei mercati gioca un ruolo specifico che, in ultima istanza, preme sull’acceleratore dell’inflazione.

È questo il quadro che delimita gli interventi del governo.

Il governo è alla finestra

L’esecutivo ha già dato prova di avere il polso della situazione tant’è che, con il Decreto energia, ha prorogato al quarto trimestre del 2023 l’azzeramento degli oneri di sistema sulle bollette del gas, cristallizzando anche l’Iva al 5% sul metano e confermando il Bonus bollette.

Un impegno tangibile che fa i conti con le finanze pubbliche ma, nonostante i limiti di cassa, il governo ha stanziato 100 milioni di euro per i carburanti nella Social card e, a margine il ministro delle Imprese del Made in Italy Adolfo Urso ha ottenuto il benestare di diverse compagnie petrolifere che si sono dette disposte a fare ulteriori sconti alla pompa a chi ha la Social card.

Se, sul fronte dei carburanti, il quadro generale dovesse tingersi ancora più di nero, il governo si è riservato di introdurre l’accisa mobile che riduce le tasse facendo leva sull’extra-gettito dell’Iva.

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