Politica

La causa civile? Solo se la fa il Cavaliere minaccia la libertà

Rebus italici.
1) Perché se Berlusconi si rivolge ai giudici per chiedere un milioncino a De Benedetti che da mesi lo fa rincorrere da molestatori è un criminale liberticida, e se invece De Benedetti tramite giudice gliene porta via 750 tali da prosciugare la Fininvest, è un patriota democratico?
2) Perché se Santoro - direttore della Rai - appoggia il Vaffanday di Grillo e la manifestazione di Repubblica viene glorificato dal sindacato dei giornalisti Rai, e se invece Minzolini - direttore Rai - giudica «incomprensibile» la manifestazione di cui sopra il medesimo sindacato lo processa?
In realtà sono rebus per modo di dire. È la tirannia consolidata del pensiero unico di sinistra. È diventata così ovvia che non ci stupiamo più, ma sarebbe ora di smagare l’incantesimo e denunciare il furto. Ehi, non c’è stata nessuna Yalta che abbia assegnato l’etere e le tipografie dell’Italia ai sodali di De Benedetti. E neanche la giustizia. Se ne sono impossessati, e pretendono che questi territori siano loro per usucapione. Bisognerà che si comincino a contestare questi titoli di proprietà farlocchi. E ribadire il primato della democrazia, cioè della sovranità del popolo, che nessun potere alternativo, usando grimaldelli di piazza e di tribunale, può legittimamente far saltare. Perché se no è golpe. Golpe o putsch o pronunciamento.
Chi ha espresso - come ha fatto il Giornale - questa limpida opinione viene privato della cittadinanza dalla consorteria autoelettasi vox populi e vox Dei. Forse - se ammettiamo che Scalfari sia come minimo Dio Padre - è possibile che Repubblica, Santoro, D’Avanzo, Mauro eccetera siano vox Dei. Ma vox populi proprio no. Non sono loro a dare la patente di democrazia: essa non è prerogativa di un club di egoarchi o ego cannoni che siano. Essi invece usano tutti i poteri possibili e immaginabili purché non sottoposti al consenso degli italiani. Sono organizzati in tre reggimenti a cavallo o a cammello: 1) la camarilla degli intellettuali e dei giornalisti, 2) la crème progressista di finanzieri e banchieri, 3) l’ala marciante della casta giudiziaria. Queste tre guapperie si scambiano reciproco plauso per scomunicare chi ha dalla sua il voto del popolo e il visibile consenso dei cittadini.
Questi tre gruppi coalizzati hanno deciso la spallata, costi quello che costi, anche la rovina del Paese, tanto loro la grana ce l’hanno garantita. C’era una guerra civile latente. Ora non è più mica tanto latente. Una sentenza come quella del giudice di Milano che porta via 750 milioni a Berlusconi per darli a De Benedetti è una specie di Pearl Harbor. Un atto molto ma molto extraparlamentare. Salda come detto giornalismo, finanza, e magistratura che oggi sono il surrogato del partito della sinistra che in Parlamento è disfatto.
Una sequenza tipo anni ’70 è accaduta sotto i nostri occhi un po’ bamba con spostamento progressivo della tensione sociale. Prima i media di De Benedetti e del suo giro, con il probabile sostegno di servizi segreti deviati (Cossiga dixit), cercano di piegare senza riuscirci la resistenza psicologica di Berlusconi. Coinvolgimenti internazionali stupefacenti (Liberation francese è stata a suo tempo acquistata da Caracciolo, socio di Repubblica). Quindi aggressione televisiva con sfruttamento mediatico della prostituzione. La sinistra politica si accoda; Di Pietro minaccia Napolitano e gli dà del vile perché non boccia le leggi votate dal Parlamento. La magistratura lascia fare. La semina di prosa violenta ha i suoi frutti: i deputati del Partito democratico assenti alla votazione sullo scudo fiscale sono intimiditi fisicamente; l’onorevole Ileana Argentin, costretta in carrozzina da un handicap, viene assaltata e presa a calci da energumeni che la accusano di essere una traditrice perché quel giorno era malata. Ed ecco che invece della consueta omelia di Scalfari che lo insulta, Berlusconi si trova sul tavolo un editoriale della magistratura che gli soffia 750 milioni e li passa ad un altro anello della catena del potere alternativo alla democrazia. Anzi, non un anello, l’anellone.
Giuseppe D’Avanzo, portavoce del citato editore svizzero e suo vero killer dal linguaggio tetro di un Belfagor, dice che Berlusca per una quereluccia da un milione intimidiva. Allora che cos’è questo esproprio svizzero se non un tentativo di assassinio politico-economico? Logico che si parli di golpe. Perché lo è, e neanche tanto sottile.
Tanto più che il beneficiario non è un signore che fa l’imprenditore, e dorme sereno se l’azienda prospera e i suoi lavoratori sono contenti. È il primo e unico avversario politico di Berlusconi in Italia. Ha un potere di controllo totale dei pensieri e dei sentimenti degli intellettuali e dei finanzieri italiani, dei prof delle scuole di ogni ordine e grado, ormai anche di buona parte del clero, cui fornisce il pane quotidiano di pensieri e parole tramite Repubblica, L'espresso, Rai, buona parte di Mediaset e vari giornali fratelli di tutt’Europa.
La morale? Gli avversari possono tentarle tutte, e le stanno provando davvero, ma si sbriciolano per la loro inconsistenza umana.

In fondo noi siamo Popolo della libertà, ed è un nome che ci tocca meritare lottando.

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