Cronaca giudiziaria

"Da Pisnoli solo una smorfia di disgusto per il sangue". Perché è stata condannata la ex di De Rossi

Depositate le motivazioni della sentenza emessa nei confronti di Tamara Pisnoli, ex moglie dell'ex bandiera della Roma, accusata di estorsione e rapina

"Da Tamara Pisnoli solo una smorfia di disgusto davanti al sangue". Le motivazioni della condanna alla ex di De Rossi

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"Da Tamara Pisnoli solo una smorfia di disgusto davanti al sangue". Le motivazioni della condanna alla ex di De Rossi

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Una personalità allarmante, con una vita improntata all’uso della violenza e della minaccia nei rapporti economici e sociali”. Sono le parole contenute nelle motivazioni delle sentenza che i giudici della quarta sezione penale Ilaria Amarù, Valerio De Gioia e Giovanna Rispoli hanno emesso nei confronti di Tamara Pisnoli, ex moglie del calciatore Daniele De Rossi, condannata a febbraio 2023 a 7 anni e 2 mesi di carcere più una multa per tentata estorsione e rapina aggravata. Parte lesa nel procedimento è Antonello Ieffi, ex compagno dell’attrice Manuela Arcuri, mentre gli altri imputati Francesco Camilletti e Francesco Milano sono stati condannati anche loro a 7 anni.

La vicenda è iniziata nell’estate 2013: Pisnoli avrebbe acquistato una licenza per un impianto fotovoltaico da Ieffi, versandogli 84mila euro, ma successivamente avrebbe cambiato idea: la donna avrebbe chiesto quindi all’imprenditore non solo di restituire il denaro, ma di versargliene anche dell’altro. Infatti la sentenza ha stabilito che “non c'è corrispondenza tra il credito vantato dalla Pisnoli (84 mila euro) e la somma oggetto dell’imposizione (150 mila euro, oltre interessi nella misura del 10-20% mensile)”.

Così il 17 luglio 2013, alla presenza di Camilletti e Milano, si sarebbe svolto un incontro in casa di Tamara Pisnoli. Lì Ieffi si sarebbe rifiutato di corrispondere la cifra richiesta, gesto che avrebbe scatenato le minacce della donna: “Sai quanno ce metto a fa ammazza’ 'na persona? Basta che metto 10mila euro in mano a un albanese. Non ce metto niente”. In quella stessa sede ci sarebbe stato un pestaggio, sempre ai danni di Ieffi, che si sarebbe ferito alla testa tanto da perdere i sensi. Pisnoli non sarebbe intervenuta, ma “rimasta a guardare senza intervenire per interrompere l’azione violenta, o apparire sconvolta o impaurita, ma semplicemente adottando una smorfia di disgusto quando ha visto il sangue colare copiosamente”.

A tutti e tre gli imputati sono state concesse le attenuanti generiche ma “non nella massima gradazione” e “in ragione del tempo trascorso dalla commissione dei fatti”, e tuttavia i giudici non hanno accorciato di un terzo la pena, data la gravità delle accuse e della ricostruzione giudiziale.

I giudici inoltre hanno riconosciuto a Pisnoli che “la sua unica preoccupazione è stata quella di non creare attriti con altri esponenti della criminalità locale”, mentre la violenza che ha comportato a Ieffi i punti di sutura in testa, sarebbe stata un “monito a chi avrebbe osato opporsi”.

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