Cronaca giudiziaria

"State fermi". Quella catena di errori prima della strage del treno

I cinque morti di Brandizzo sarebbero stati causati da una catena di errori e comunicazioni sbagliate tra l'addetto Rfi e il capo squadra della ditta

"State fermi". Quella catena di errori prima della strage del treno

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Col trascorrere dei giorni, la strage di Brandizzo sta assumendo contorni sempre più nitidi e dettagliati. Quello che inizialmente era un grande interrogativo senza risposta, ora appare più chiaro e con responsabilità che si delineano in modo man mano più definito. Al centro dell'indagine ci sono le telefonate che sono intercorse tra l'addetto di Rfi che si trovava a Brandizzo con gli operai della ditta esterna e il dirigente movimento della stazione di Chivasso. Tre telefonate in 26 minuti di cui l'ultima, tragica, nel momento in cui passava quel treno. Cinque registrazioni fondamentali per capire cosa sia successo quella notte e dare risposte alle famiglie delle vittime.

Gli indagati sono due: Antonio Massa, l'addetto Rfi, e Andrea Gibin, il capo squadra della ditta incaricata. Sarebbe per una serie di decisioni da loro assunte che si è arrivati alla morte dei cinque operai. L'accusa per loro è di omicidio plurimo e disastro ferroviario con dolo eventuale. I cinque operai in quel momento non dovevano trovarsi sui binari: questo è un dato incontrovertibile. Il treno che li ha investiti aveva semaforo verde e non c'erano comunicazioni contrarie, pertanto i macchinisti hanno svolto correttamente il loro lavoro. Anche la velocità alla quale viaggiavano era regolare. Il problema è nato a Brandizzo.

Massa avrebbe dato l'ok all'avvio del cantiere senza che da Chivasso fosse arrivato il nulla osta alle operazioni e Gibin si sarebbe accontentato di un via libera verbale per mandare gli operai sulla massicciata. Ma per due volte il dirigente movimento aveva negato a Massa l'avvio delle operazioni e tutto questo è messo a verbale grazie alle registrazioni delle telefonate. La prima è intercorsa tra le 23.26 e le 23.29 del 30 ottobre. L'indicazione di Chivasso è chiara: "State fermi. Deve ancora passare un treno, che è in ritardo. Aggiorniamoci dopo". Ma quell'indicazione viene ignorata, come dimostrano le immagini delle telecamere della stazione, che alle 23.30 inquadrano gli operai che spostano gli attrezzi da lavoro portandoli sui binari.

Quando gli operai sono già sulla massicciata, Massa fa una una seconda telefonata a Chivasso chiedendo il via libera, che non arriva: "Bisogna aspettare dopo la mezzanotte. Ci sono due fasce orarie possibili in cui lavorare dopo quell’ora, o prima o dopo l’una e mezza, ora in cui passerà un altro treno. Scegliete voi quale preferite". Ma gli operai sono già sui binari. La terza telefonata è quella più drammatica. Lo schianto avviene in diretta, Massa e l'addetto di Chivasso restano in silenzio. "Sono morti tutti! Sono morti tutti sui binari", urla Massa tra le lacrime.

C'è stata una catena degli errori tra il tecnico Rfi e il capo squadra, partita dall'aver ignorato le indicazioni di Chivasso che avrebbero evitato la strage. Perché non si è dato seguito a quelle direttive? Perché Massa ha dato l'ok alla squadra e Gibin ha fatto muovere i suoi operai senza un nulla osta ufficiale?

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