Cronaca giudiziaria

"Psicosi da fine del mondo". Il 39enne che uccise due donne sulla A4 potrebbe essere assolto

A febbraio travolse con l'auto Laura Amato e Claudia Turconi alla barriera autostradale di Ghisolfa. Se riconosciuto nel processo il vizio totale di mente potrebbe essere assolto

"Psicosi da fine del mondo". Il 39enne che uccise due donne sulla A4 potrebbe essere assolto

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"Psicosi da fine del mondo". Il 39enne che uccise due donne sulla A4 potrebbe essere assolto

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Il 39enne italo-marocchino che, la sera del 18 febbraio scorso, travolse e uccise con l'auto le due amiche Laura Amato, 54 anni, e Claudia Turconi, 59 anni, alla barriera autostradale di Ghisolfa sull'A4 Torino-Milano, potrebbe essere prosciolto dall'accusa di omicidio colposo plurimo. Lo psichiatra Raniero Rossetti, incaricato dalla procura della perizia psichiatrica, ha diagnosticato all'imputato una psicosi paranoide con crisi da "fine del mondo". Ciò significa che, se nel processo sarà riconosciuto il vizio totale di mente, verrà assolto per incapacità di intendere e volere.

La perizia psichiatrica e l'ipotesi dell'assoluzione

L'esito dell'accertamento psichiatrico è stato discusso lunedì 22 maggio davanti al gip di Milano, Ileana Ramundo, alla presenza del pm Paolo Filippini, degli avvocati dell'imputato, dei familiari delle vittime e dei consulenti di parte. Secondo lo psichiatra - scrive Repubblica.it - il disturbo psicotico da cui è affetto il 39enne ha inciso sulla sua condotta al momento del fatto. Dunque non sarebbero stati né l'hashish né le benzodiazepine, sostanze a cui l'italo-marocchino risultò positivo durante i controlli successivi al fermo, a comprometterne le facoltà mentali. Pertanto si prospetta l'ipotesi di assoluzione.

Il precedente

C'è già un precedente degno di nota nei trascorsi giudiziari del 39enne. In passato era stato dichiarato incapace di intendere e volere nel merito di un procedimento che lo vedeva imputato con le accuse di rapina, lesioni e violenza privata. Malgrado ciò, e nonostante il suo disturbo fosse stato accertato, aveva ancora la patente di guida. Quanto alla vicenda attuale, nei mesi scorsi il giudice ha applicato per l'indagato una misura di sicurezza per pericolosità sociale con obbligo di ricovero nel reparto di psichiatria dell'ospedale di Piacenza e libertà vigilata per un anno. Probabilmente, precisa ancora Repubblica.it, nelle prossime settimane sarà trasferito presso una struttura protetta "ad alta sicurezza" in esecuzione delle disposizioni decise dal gip.

Le indagini

Le indagini, condotte dalla polizia stradale di Novara e coordinate dalla Procura di Milano, hanno accertato che la notte del 18 febbraio scorso il 39enne viaggiava a quasi 150 km/h. Inoltre, sull'asfalto non sono stati rilevati segni di frenata. L'imputato, risultato positivo a cannabis e benzodiazepine, era in cura da anni con una diagnosi per disturbi psicotici. Due giorni prima della tragedia, il 16 febbraio, aveva avuto una "crisi di nervi". La moglie lo aveva accompagnato all'ospedale di Piacenza, ma poi lui si era dileguato. Lo hanno ritrovato il 17 febbraio all'aeroporto di Malpensa in stato di agitazione. Quindi è stato dapprima portato in un presidio medico, dove gli hanno somministrato alcune gocce di un farmaco contentente benzodiazepine, e poi all'ospedale di Gallarate: è scappato anche da lì. Successivamente ha chiesto al cugino di accompagnarlo a riprendere l'auto in aeroporto.

Una volta alla guida, si è fermato ad una piazzola di sosta, salvo poi darsi ad una corsa folle in autostrada fino al tragico schianto.

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