Cronaca internazionale

Qui Pechino: perché è il momento più delicato per Xi e cosa può succedere al vertice

Per Xi Jinping l’incontro con Joe Biden rappresenta un’occasione necessaria per dimostrare alla Cina – e al mondo intero – la propria statura

Perché è il momento più delicato per Xi e cosa può succedere al vertice con Biden

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Perché è il momento più delicato per Xi e cosa può succedere al vertice con Biden

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Xi Jinping arriva a San Francisco con due ingombranti pesi sulle spalle. Da un lato, in Cina il presidente cinese deve fare i conti con un’economia incerottata e che fatica a riprendersi dagli ultimi terremoti controllati a fatica dal governo, tra una crisi immobiliare che non vuol saperne di sparire e i debiti dei governi locali oltre i livelli di guardia. Sul fronte opposto, invece, pesano i dossier di politica estera ancora troppo ingarbugliati, dalla questione taiwanese alle relazioni con i vicini di casa, molti dei quali arruolati dagli Usa nella loro rete diplomatica appositamente creata per contenere Pechino.

I pesi di Xi

Il risultato è che Xi si presenta al faccia a faccia con Joe Biden senza alcun jolly da giocare per stupire il suo rivale. Addirittura, il New York Times ha scritto che il leader cinese più forte degli ultimi decenni potrebbe trovarsi nel suo momento più vulnerabile da quando è salito al potere 11 anni fa. Questo, ha aggiunto il quotidiano statunitense, potrebbe influenzare il modo in cui lo stesso Xi si approccerà a Biden.

Possiamo affermare che per il presidente cinese, l’incontro a margine del vertice della Cooperazione economica Asia-Pacifico a San Francisco rappresenta un’occasione necessaria per dimostrare alla Cina – e al mondo intero – la propria statura, nonché di essere un leader in grado di gestire efficacemente le relazioni internazionali della Cina. Xi sarà probabilmente ansioso di allentare le tensioni con gli Usa, che sono al loro livello peggiore da quando i due paesi hanno normalizzato i rapporti nel 1979.

Quando i due leader si sono incontrati prima del vertice del Gruppo dei 20 a Bali, lo scorso novembre, Xi si trovava in una posizione di vantaggio. La Cina aveva appena allentato le regole sul coronavirus e si prevedeva una ripresa dell’economia cinese. Xi era tornato sulla scena mondiale e incontrato decine di leader. L’Oriente era in ascesa e l’Occidente, in particolare gli Stati Uniti, era in declino: questo pensava l’establishment cinese. Ad un anno di distanza, lo scenario sembrerebbe essere cambiato.

Il rischio del capro espiatorio

In tutto questo, Xi deve bilanciare le richieste dei falchi cinesi, desiderosi di chiudere la porta del dialogo con gli Stati Uniti ed intraprendere un braccio di ferro con Washington, e le esigenze economiche del Paese. In Cina, gli investimenti esteri e la fiducia delle imprese sono due variabili diminuite a causa dell'aumento della regolamentazione governativa sull'industria privata e della repressione delle aziende straniere per presunto spionaggio. Nel complesso, ciò significa che Pechino potrebbe non raggiungere il suo obiettivo di crescita del 5% quest’anno, già l’obiettivo più basso del paese negli ultimi tre decenni.

La posta in gioco è alta per Xi. Insediandosi come leader a tempo indeterminato, l’attuale leader ha "rotto" con i suoi predecessori, gli stessi che istituirono un sistema di condivisione del potere e di successione per evitare gli eccessi di un controllo eccessivamente centralizzato. Tuttavia, racchiudendo il potere nelle sue mani, l’attuale presidente è diventato anche il principale responsabile dei problemi del suo Paese.

Proprio per ridurre ogni possibile rischio, Xi sfrutterà al meglio la sua visita negli Stati Uniti. Attenzione però, perché mentre Xi potrebbe essere più disposto ad impegnarsi per stabilizzare le relazioni a breve termine con gli Usa, permangono differenze fondamentali tra Washington e Pechino. La vulnerabilità cinese potrebbe significare una linea ancora più dura da parte del Dragone nei principali dossier esteri.

Taiwan in primis.

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