Cronaca nera

L'attizzatoio, la catena, il fazzoletto: così Barreca ha torturato i figli prima di ucciderli

Secondo la procura palermitana i presunti complici, che si dichiarano innocenti, avrebbero istigato Barreca dicendogli che i figli erano posseduti da Satana

L'attizzatoio, la catena, il fazzoletto: così Barreca ha torturato i figli prima di ucciderli

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L'attizzatoio, la catena, il fazzoletto: così Barreca ha torturato i figli prima di ucciderli

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Secondo i primi esami medico-legali, Kevin ed Emanuel Barreca, prima di essere uccisi dal padre Giovanni, sarebbero stati torturati con attizzatoi del camino e oggetti metallici. I due ragazzini di Palermo sarebbero stati soffocati dopo atroci e lunghe sevizie. Il più grande, il 15enne Kevin, è stato trovato sul lettino attaccato a una catena, mentre l'altro, di 5 anni, è morto asfissiato con un fazzoletto ficcato nella gola. Oltre a Giovanni Barreca sono indagati anche Sabrina Fina e Massimo Carandente, i due disoccupati con l'ossessione del demonio, accusati di complicità nella strage familiare.

L'accusa

Tutti e tre dovranno rispondere dei reati di omicidio e soppressione di cadavere. Per la procura di Palermo la coppia, che si dichiara innocente, avrebbe istigato Barreca dicendogli che i figli erano posseduti da Satana. Sabato saranno eseguite invece le autopsie sui cadaveri delle tre vittime. Si svolgerà stamattina, intanto, alla presenza del giudice per le indagini preliminari di Termini Imerese, l'interrogatorio di garanzia di Barreca, il muratore di 54 anni che ha confessato di aver sterminato la sua famiglia nella villetta di Altavilla Milicia, in provincia di Palermo. L'uomo ha raccontato di aver ucciso la moglie, Antonella Salamone, e i due figli di 15 e 5 anni, Kevin ed Emanuel. Saranno ascoltati anche Sabrina Fina e Massimo Carandente. L'unica superstite, la figlia di 17 anni, prima di essere trasferita in una comunità protetta li ha tirati in ballo riferendo agli investigatori: "Ci hanno fatto un esorcismo".

Il sequestro degli strumenti di tortura

Oltre alle catene, i carabinieri hanno sequestrato decine di oggetti che secondo gli inquirenti sono gli strumenti con cui sono stati torturati Antonella Salamone, Kevin ed Emanuel. A cominciare dall'attizzatoio e da tutti gli altri strumenti per il camino, fino ai guanti con evidenti tracce di sangue. Ma non solo: fra i reperti trovati sulla scena del massacro ci sono cavi elettrici, una sciarpa, uno straccio trovato nella bocca di uno dei ragazzi, oltre a vestiti e suppellettili. Tutti oggetti che sono ora nei laboratori dei Ris. Gli specialisti, oltre a cercare chi li ha impugnati, stanno accertando se siano state effettivamente le armi che hanno ucciso i due ragazzi e la loro mamma.

La testimonianza

"Ho visto Antonella Salamone giovedì 8 febbraio, alle 16.15 - ha riferito ai carabinieri Salvatore Turco, il titolare di un'agenzia di poste private di Altavilla Milicia -. Abbiamo parlato per dieci minuti davanti alla mia agenzia in via Roma. Voleva darmi dei volantini perché si stava accingendo a vendere alcuni cosmetici. Mi ha detto che il 24 febbraio ci sarebbe stato un incontro con il responsabile per la vendita di questi prodotti e ha invitato me e la mia compagna. Era tranquilla". L'uomo ha fornito importanti dettagli agli inquirenti. "Conoscevo bene sia Antonella che Giovanni - ha aggiunto -. Sapevo che erano evangelisti ma non abusavano della parola di Dio come i fanatici della religione". Peril commerciante di Palermo Barreca era "un ragazzo tranquillo che si alzava la mattina per andare a lavorare. Si arrangiava, come tanti. Non era invasato.

Non so come sia potuto accadere quello che è successo, forse una sudditanza psicologica, qualcuno che lo ha plagiato e aiutato".

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