Cronache

Barcone con 80 migranti in acque internazionali, Sea Watch: "Intervenga l'Italia"

In un tweet l'ong Sea Watch, la cui nave è sotto sequestro nel porto agrigentino di Licata, conferma l'avvistamento tramite un aereo di 80 migranti a bordo di un gommone e lancia un appello alla marina italiana: "Una vostra nave è la più vicina, intervenga subito"

Il gommone mostrato sul tweet della Sea Watch
Il gommone mostrato sul tweet della Sea Watch

Un Tweet dell’Ong Sea Watch riaccende i riflettori sulla rotta libica dell’immigrazione. In particolare, l’Ong tedesca segnala la presenza di un barcone con 80 migranti a bordo in acque internazionali.

Sea Watch fa sapere di essere a conoscenza di questa imbarcazione tramite il proprio mezzo di perlustrazione, l’aereo Moonbird: “L’avvistamento è di questa mattina – si legge sul tweet dell’Ong – Il gommone si trova a poche decine di miglia della nave della marina italiana P490. La P490 è la nave più vicina. Chiediamo alle autorità di procedere con il soccorso”.

Il tweet in questione comprende anche una foto che dovrebbe fare riferimento proprio al gommone in difficoltà. A bordo, tra gli ottanta di cui parla l’ong tedesca, anche due bambini.

Sea Watch nei giorni scorsi balza agli onori della cronaca sia per lo sbarco, avvenuto nella serata di domenica, a Lampedusa di 47 migranti precedentemente soccorsi nel Mediterraneo tramite la nave Sea Watch 3, sia per il successivo sequestro della stessa imbarcazione ad opera della procura di Agrigento. Lunedì la nave giunge al porto di Licata, nell’agrigentino, in cui viene ormeggiata al fianco della Mare Jonio, altra nave di un’altra Ong (la Mediterranea Saving Humans) finita sotto sequestro.

Attualmente è in corso un’inchiesta da parte dei magistrati agrigentini, che martedì ascoltano in tribunale il comandante Arturo Centore in un interrogatorio durato più di sette ore.

Ma anche se l’attività in mare della Sea Watch 3 è interrotta al momento per via del sequestro della nave, l’ong tedesca continua ad essere molto attiva sui social. Il tweet sopra riportato non è l’unico delle ultime ore: sulla pagina della Sea Watch in particolare, si notano altri appelli riguardanti altri gommoni avvistati nel Mediterraneo.

In particolare, nella giornata di martedì gli attivisti dell’ong denunciano il recupero di due imbarcazioni da parte della guardia costiera libica: “Catturare persone in mare e riportarle in un paese in guerra civile è un gesto criminale”, si legge nel tweet di Sea Watch.

Nei giorni precedenti invece, vengono riportati gli appelli del Papa e di Famiglia Cristiana sui migranti. Certamente, nell’ottica del braccio di ferro con il governo italiano (od una parte di esso), l’appello delle scorse ore ad un gommone avvistato da un proprio aereo ha un certo peso.

Per il momento non si registrano interventi da parte della marina italiana, né dichiarazioni sul gommone rintracciato in acque internazionali.

Da parte sua l’ong Sea Watch non fa mistero di voler riprendere la propria attività nel Mediterraneo con il proprio mezzo per adesso sequestrato. L’obiettivo dichiarato è quello di andare contro la strategia dei cosiddetti “porti chiusi” voluta soprattutto dal ministro dell’interno Matteo Salvini, accolta in maniera sempre più fredda dagli alleati di governo del Movimento Cinque Stelle prima delle europee.

Non è escluso quindi che l’ultimo avvistamento, al pari degli eventuali prossimi, determini ulteriori frizioni di natura politica.

Intanto, nonostante il peggioramento delle condizioni del mare tra la Libia, Lampedusa e la Sicilia, si registra un flusso in aumento di partenza dalle coste africane anche se, come detto, alcune imbarcazioni vengono rintracciate dai libici la cui Guardia Costiera continua ad essere operativa nonostante il conflitto a Tripoli.

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