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"Il Colle faccia un esule istriano senatore a vita"

La proposta di Toni Capuozzo al capo dello Stato

"Il Colle faccia un esule istriano senatore a vita"

Nominare senatore a vita un esule istriano vittima dell'epurazione etnica ordinata dall'odio comunista e dalla ferocia del maresciallo Tito. Lo si è già fatto per la superstite di un altro genocidio come Liliana Segre, sfuggita ai campi di concentramento nazisti, non si capisce perché non lo si dovrebbe fare anche per i martiri dell'altra spietata dittatura che ha funestato non solo il secolo scorso, ma che ancora oggi tortura e uccide i suoi oppositori. A proporlo la mente lucida di uno straordinario giornalista e di un grande inviato di guerra come Toni Capuozzo durante il convegno su foibe ed esuli fiumani, istriani e dalmati organizzato a Milano dall'assessore alla Cultura del Municipio 2 Marzio Nava che mette sul tavolo «Italiani due volte» di Dino Messina e «I testimoni muti» di Diego Zandel allegato al Giornale, i due volumi oggi pubblicati dopo i tanti decenni in cui quella tragedia fu infoibata anche nei libri di storia. Perché la convinzione dei relatori, tra cui anche il presidente dell'Associazione nazionale Venezia Giulia e Dalmazia Matteo Gherghetta, è che se da un lato per la prima volta il Giorno del ricordo è stato celebrato con tutta la dignità istituzionale che merita, mai come quest'anno è cresciuta la richiesta di convegni se non negazionisti, quantomeno revisionisti sul genocidio e la pulizia etnica operata dai comunisti di Tito e dai partigiani italiani. Anche a firma di quell'Anpi che campa con i contributi sottratti alle nostre tasse. Un riconoscimento culminato nel discorso del presidente della Repubblica Sergio Mattarella che ha finalmente detto chiaramente che quelle stragi non furono «una ritorsione contro i torti del fascismo, come qualche storico ha provato a insinuare», ma piuttosto il «frutto di un odio che era insieme ideologico, etnico e sociale». Finalmente la verità per quei morti massacrati perché italiani e non perché fascisti. «A me piacciono i fatti più che le parole» taglia corto Capuozzo sulle parole di Mattarella, raccontando una biografia che con quei tragici fatti intreccia anni di vita e vicende familiari. «Soprattutto in questi giorni si sente tanto parlare di profughi, ebbene nessuno di loro ha mai trasformato l'essere esuli in una professione. E per nessuno di loro ho mai sentito parlare di diritto al ritorno in patria, come si è fatto e si continua a fare per tanti altri esiliati». Di qui l'invito a Mattarella perché dimostri il compiuto riconoscimento di quel genocidio con la nomina di un esule senatore a vita.

Lo si è fatto per la Segre, lo ha fatto Napolitano per Mario Monti e Claudio Abbado, ma anche per Renzo Piano e per la scienziata Elena Cattaneo, difficile spiegare perché non lo si dovrebbe fare con uno di quei martiri, anche etimologicamente testimoni della barbarie che fu (e che ancora oggi è) il comunismo.

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