Cronache

Il far west nella scuola. Tra violenza e assenza dello Stato

Decine di insegnanti, in Europa, negli ultimi mesi si sono tolti la vita o sono stati pestati da alunni fuori controllo. Il politicamente corretto non aiuta

Il far west nella scuola. Tra violenza e assenza dello Stato

Nelle scuole di borgata è il far west. La vita degli insegnanti e dei presidi in prima linea è a rischio. Letteralmente. Sono quelli che più di tutti subiscono le periferie. È la cara, vecchia scuola a lanciare l’allarme: gli insegnanti sono lasciati soli e di fronte hanno un mondo violento che li sta facendo impazzire. E non solo in Italia.

Qualche giorno fa, l’ultimo caso di una lunga lista. Viene trovata morta suicida, Christine Renon, 58 anni, la preside della scuola materna Méhul, a Pantin (Seine-Saint-Denis), proprio dentro l’edificio scolastico. Si toglie la vita subito dopo aver inviato a tutti i presidi della città, nonché alla direzione dell’accademia della Senna-Saint-Denis, una lettera dolorosa in cui denuncia tutto il marcio che si nasconde dietro un preside di una banlieue francese.

Il problema è generale e solo chi è sulle barricate può capirlo: a Roma come a Parigi. Alcuni di loro denunciano le difficoltà di insegnare in classi quasi esclusivamente composte da stranieri. La politica non li ascolta. Il politicamente corretto diventa così la loro tomba. “Quand’ero giovane, volevo fare la missionaria nel terzo mondo. Sono stata accontentata, solo che il terzo mondo è venuto qui da noi”. Con questa frase un’insegnante di Forlì sintetizza la situazione difficile in cui svolge il suo lavoro. La scuola è sotto attacco.

Non è solo il multiculturalismo il problema, fa sapere lei, anche la disgregazione delle famiglie alle spalle di questi bambini (e gli stranieri patiscono questo effetto più dei nativi). Il che si riflette in comportamenti a dir poco sconcertanti: incontrollati scoppi di ira violenta, passando per tutta una vasta gradazione di disattenzioni, disagi, teppismi e risultati scolastici deludenti. Gli insegnanti sono soli e stanno morendo.

Cercano di risolvere i problemi di tutti giorni da sottopagati e senza alcun sostegno della cosa pubblica. Spesso si tolgono la vita o vengono picchiati. Sono senza speranza. La preside di Pantin lascia dietro di sé una lettera straziante che esprime il suo impegno totale, la sua stanchezza e la sua angoscia. Come lei tanti insegnanti e direttori scolastici si trovano da soli, in prima linea, ad assorbire i fallimenti e le incoerenze di una scuola da tempo in crisi, ma anche le tensioni e le violenze che ora incidono sulla vita quotidiana delle classi.

Christine Renon descrive la “goccia d’acqua che l’ha spazzata via”, un sospetto di aggressione sessuale tra due alunni dell’asilo. Si firma: “Preside esaurita”. Ma è l’istruzione nazionale nel suo complesso che si esaurisce. Ecco un po’ di casi di attacchi alla scuola avvenuti nell’ultima settimana solo in Francia. Lunedì scorso un’insegnante di Cap d’Agde è stata insultata, minacciata di morte e picchiata più volte nella sua scuola dai genitori di uno studente a cui aveva impedito di combattere con altri. Lo stesso giorno, a Sarcelles, un insegnante di ginnastica ha chiesto a uno studente di togliersi il berretto: lo studente del liceo lo ha colpito più volte. Gli alunni presenti tutt’intorno a filmare la scena. Nessuno ha cercato di proteggere il loro insegnante. La violenza dei colpi gli è valsa cinque settimane di assenza dal lavoro.

Giovedì scorso, a Osny, un insegnante di storia voleva confiscare un computer portatile. Lo studente del liceo ha risposto con un brutale gancio che lo ha fatto crollare a terra. È ricoverato in ospedale e soffre di un trauma cranico. Venerdì, a Lilacs, durante una lezione di ginnastica, uno studente quindicenne è deceduto accoltellato a morte mentre cercava di interferire durante un combattimento. Tutti i giovani coinvolti in questo omicidio hanno tra i quattordici e i quindici anni.

Ci si chiede come si riesca a ignorare cosa succede quando una direttrice scolastica coraggiosa finisce per togliersi la vita. Come non vedere che una società non ha futuro quando coloro che preparano la vita, coloro che nutrono la vita, coloro che proteggono la vita (insegnanti, agricoltori, polizia, imprenditori) la fanno finita.

Muoiono perché il loro lavoro non è più rispettato? Può darsi. Quelli elencati sono dati spaventosi che si insinuano in un’Europa debole in cui non si affronta il problema immigrazione.

E che mostrano, per chi li vive, tutti i limiti di una politica dalle porte spalancate.

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