Cronache

Fiamma Negrini: "La mia lista dei Fasci del lavoro contro chi vuol farmi tacere"

Fiamma Negrini rompe il silenzio e, a pochi giorni dalla sua prima apparizione pubblica dopo il polverone del post-voto, si racconta in esclusiva a Il Giornale.it

Fiamma Negrini: "La mia lista dei Fasci del lavoro contro chi vuol farmi tacere"

Nomen Omen. Quello di Fiamma Negrini, predestinata ad accendere i bruciori di stomaco dei notabili dell’antifascismo di provincia. E non solo. Anche i sacerdoti della democrazia senza voto non l’hanno presa bene. Ma dovranno farsene una ragione.

Due giorni fa, infatti, la giovanissima eletta (appena vent’anni) con la lista dei “Fasci Italiani del Lavoro” a Sermide e Felonica, nel Mantovano, si è seduta per la prima volta tra i banchi dell’opposizione. Alla faccia di chi – Boldrini in testa – si era scomodato per chiederne la scomunica. E commenta così, in esclusiva per ilGiornale.it, la sua prima apparizione pubblica: “È andata abbastanza bene”. Qualcuno ha persino applaudito il suo intervento, “erano i ragazzi di Forza Nuova Modena e Rovigo ed anche della gente comune”.

Ma il viso è tirato, lo sguardo stanco, l’espressione tradisce le preoccupazioni passate. Scordatevi di quella ragazzina dal fascino acerbo che si scatta un selfie allo specchio, Fiamma adesso è diventata grande. Quello scatto “rubato” dal suo profilo Facebook è solo un ricordo.

In una manciata di settimane, difficili, si è vista costretta a mettere nel cassetto gli strali di un’adolescenza spensierata. “C’è voluto coraggio” per superare “i giorni dell’intolleranza, dell’intimidazione e della violenza”. Quelli in cui, a parte papà Claudio ed l’inseparabile braccio destro Vincenzo Stravolo, sentiva di avere tutto il mondo contro. Ma lei è rimasta in disparte, spaventata sì, ma in disparte. “Mi rifiuto di scendere a compromessi con chi usa la democrazia per combattere la democrazia, nel tentativo di cancellare il voto del 10,41 per cento dei sermidesi–felonichesi”.

Dice così, adesso, ma fino a qualche mese va non s’aspettava che questa candidatura le sarebbe costata tanto. “Mi ero dimenticata di chi oggi governa la nostra nazione”. Il riferimento alla presidente della Camera, la prima ad aver scatenato la “caccia alla fascista”, è palese. Dopo di lei altri si sono aggiunti, e sono iniziate ad arrivare anche le minacce di morte. E la paura. Che l’ha costretta a lasciare la sua casa, la sua città, per trovare ospitalità “in un luogo sicuro”. Rendendosi irreperibile per tutti. Anche per la stampa che, dal giorno della sua elezione, cerca di strapparle una dichiarazione. Una soltanto.

Ma adesso è tornata e “le cose vanno decisamente meglio”. È arrivato il momento di concentrarsi “sul compito che i cittadini mi hanno assegnato”. A loro e soltanto a loro risponderà. Cercando di tradurre concretamente i punti del suo programma elettorale. Marciare su Sermide e Felonica al passo dell’oca? Ricostruire il partito fascista? Realizzare una scultura di Benito Mussolini nella piazza principale? Nulla di tutto questo. Non metterà nemmeno la camicia nera ai messi comunali. Bensì si occuperà “della riapertura dell’argine del Po, del recupero delle aree verdi e della costruzione di una piscina comunale”. Perché, per lei, “la politica è un mezzo per migliorare la qualità di vita dei cittadini”.

Sic et simpliciter.

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