Cronache

"Io, rapinato. E ora mi hanno tolto la pistola"

Mario Roggero, il gioielliere che sparò ai banditi per difendersi, racconta quel drammatico pomeriggio: "Vivo con la paura, temo ritorsioni"

"Io, gioielliere rapinato. E ora mi hanno tolto la pistola"

"Non viviamo sereni, temiamo delle ritorsioni". A dirlo è Mario Roggero, il gioielliere che ha ucciso due rapinatori, e ferito un terzo, durante un assalto banditesco al suo negozio di Grinzane Cavour, in provincia di Cuneo, lo scorso 28 aprile. Da qualche giorno, l'orefice ha ripreso a lavorare "ma mi sento vulnerabile. - dichiara nel corso di un'intervista al quotidiano La Stampa - Mi hanno sequestrato la pistola, ma se arrivasse un commando vorrei avere almeno la possibilità di difendermi ad armi pari. Io ho fiducia nella legge, ma in giro c'è ancora qualcuno che confonde la vittima con il carnefice".

L'ingresso dei banditi nella bottega, la moglie imbavagliata e la figlia in terra con un coltello puntato alla gola. Mario ricorda ogni singolo minuto di quel pomeriggio drammatico: "Ci penso ogni giorno e ogni notte - racconta - Non riesco a togliermelo dalla mente: provo a ricostruire tutta la dinamica, le minacce, i movimenti, gli spari". Costretto a fare fuoco per difendere i propri cari dai malviventi, ora è indagato per omicidio colposo ed eccesso di legittima difesa: gli hanno sequestrato la pistola. "Sono rincuorato dal fatto che i periti abbiano trovato le tracce di un colpo nel retrobottega, io l'ho sempre detto agli inquirenti che ho iniziato a sparare dentro al negozio", precisa.

Ora Mario dovrà rendere conto alla Giustizia della sparatoria consumatasi nel retrobottega del negozio. "Ho fiducia nei magistrati e nel mio sesto senso, che mi dice di stare tranquillo, che la legge è dalla mia parte. - dice - In questi anni ho fatto un percorso spirituale molto profondo, se ora non cado è grazie a questo e alla gente che ha fatto quadrato intorno a me. Cerco di concentrarmi sul mio lavoro. Se c'è qualcuno che ha ancora qualche dubbio, lo lascio parlare e gli auguro di trovarsi nella nostra stessa situazione".

Nonostante il grande spavento, il gioielliere è ritornato a servire i clienti dietro al bancone in marmo del suo negozio. Ma ogni volta che qualcuno suona il campanello della porta d'ingresso, i muscoli del volto gli si irrigidiscono e l'occhio punta dritto sullo schermo della videosorveglianza. Scruta per qualche istante e solo quando è sicuro decide di aprire: "L'altra mattina, davanti alle vetrine sono arrivati due uomini con uno scooter nero e caschi integrali. Si sono fermati un po' a osservare e discutere indicando qua e là, fino a quando non abbiamo chiamato i carabinieri. Un'altra volta, invece, una donna ha suonato il citofono di casa in piena notte. Sono episodi inquietanti, che non ci fanno stare tranquilli. L'ho detto anche ai militari", aggiunge.

Sono ancora fortemente provate dall'accaduto, invece, sua moglie e sua figlia: "Le mie figlie, invece, non ne vogliono più sapere del negozio. - racconta - Paola ci lavora da 25 anni, ma ora vuole cambiare aria. Anche Laura vorrebbe smettere: dopo aver subito due rapine, entrambe con la pistola puntata alla tempia, si sente molto a disagio. Tutte le volte che suonano alla porta, ha un sussulto. Per ora, abbiamo raggiunto un compromesso: vengono ad aiutarmi solo qualche giorno a settimana, e solo se in negozio ci sono anche io".

La solidarietà dei concittadini - e degli italiani in generale - ha fatto la sua parte in questa drammatica vicenda. Fondamentale è stato poi il sostegno di Matteo Salvini e Giorgia Meloni: "Io non ho mai avuto tessere di partito, ma ho sempre votato a destra, perché amo l'ordine e la giustizia. E sono convinto che ci sia un piano divino per ogni cosa: in cuor mio, sono fiducioso per quello che accadrà. Le persone che dovranno decidere, capiranno.

- conclude il gioielliere - Anzi, spero che quanto è successo possa essere un monito per tutti: è stato un gesto disperato di fronte a una violenza inaudita e al terrore di morire".

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