Mediterranea torna in mare: "Salvini vive in mondo parallelo"

L'ong dei centri sociali torna in mare e sfida la direttiva del Viminale: "Bisognerebbe ricordare al ministro che in Libia c'è una guerra, non è mai stato un porto sicuro"

Mediterranea torna in mare: "Salvini vive in mondo parallelo"

Nonostante la direttiva emanata oggi dal ministero degli Interni perfermare le navi delle Ong che solcano il mare per recuperare i barconi carichi di migranti e portarli in Europa, Mediterranea saving humans è tornata a salpare alla volta della Libia con la Mare Jonio.

"Salvini dice che la nostra presenza in mare sarebbe un incentivo per chi lascia la Libia: bisognerebbe ricordare al Viminale che in Libia c'è una guerra, e che in ogni caso, come l'Onu e l'Ue non perdono occasione di ricordare, quel Paese non è mai stato un porto sicuro, ma piuttosto il teatro di 'indicibili orrori', stupri quotidiani, torture, esecuzioni sommarie per tutti i migranti, inclusi i bambini", ha detto l'ong dei centri sociali guidata da Luca Casarini, "La direttiva appare scritta come se il governo vivesse in un mondo parallelo. Nessun accenno alla guerra che infiamma la Libia e ai corrispondenti obblighi internazionali, o alle migliaia e migliaia di persone torturate negli ultimi anni in quel Paese, né a quelle annegate nel Mediterraneo centrale (in proporzione in numero sempre crescente, 2.100 nel solo 2018) in fondo al mare. Forse dovrebbero parlarsi tra ministeri: la ministra della Difesa italiana ha appena affermato infatti che 'con la guerra non avremmo migranti ma rifugiati e i rifugiati si accolgono'".

Mediterranea saving humans nega anche che sui barconi possano nascondere i terroristi, come denunciato più volte persino dai servizi e dall'agenzia Frontex: "Auspichiamo che, una volta sbarcate nel porto più sicuro le persone eventualmente soccorse, questo governo sia in grado di effettuare

tutte le indagini necessarie a garantire la sicurezza pubblica, ricordando però che i terroristi solitamente non viaggiano su barche che in un caso su tre affondano, ma hanno ben altri mezzi per spostarsi", sostiene la ong.

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