Cronache

Spaccio, trans e rom: ​ecco il Bronx di Milano

Spaccio sulla linea 56, prostituzione all'uscita delle scuole, furti e rapine, minacce e risse, abusivi, clandestini e l'apertura di una moschea. Benvenuti in via Padova

Spaccio, trans e rom: ​ecco il Bronx di Milano

Quattro chilometri di degrado e di paura. Via Padova, nota fino a una trentina di anni fa come tra le più storiche e prestigiose di Milano, ha cambiato completamente volto. Una via che per raccontarla va divisa in zone, perché a comandare, oggi, sono gli stranieri: peruviani, equadoregni, cileni, musulmani, rumeni e albanesi. Per capire da vicino la quotidianità di questa via multietnica, e' necessario intervistare i commercianti, i residenti, quelle poche persone che ancora parlano italiano e si espongano. Perché c'è paura, tanta. I commercianti italiani sopravvissuti si contano su due mani. Una via multietnica che si trascina da anni situazioni insostenibili tra spaccio, prostituzione a cielo aperto, risse, macchine sfasciate, abusivismo, scippi e rapine e il campo rom di via Idro che a breve riceverà le case popolari. Dietro agli storici palazzi di pregio che si conservano in buono stato accade di tutto.
Appartamenti occupati abusivamente, stranieri che subaffittano in nero concentrando anche sette persone in quaranta metri quadrati. Coltelli e armi che sfociano nella violenza più crudele. Macchine devastate dopo bevute infinite. Le condizioni igieniche sono inesistenti. Eppure, a detta di chi qui ci abita, la polizia passa senza scendere dalle auto. Nei cittadini la paura lascia il posto alla rassegnazione e allo sconforto. Si vive alla giornata, consapevoli che in via Padova, a tutte le ore del giorno e della notte, può succedere di tutto.

Tra i fenomeni in aumento c'è quello dello spaccio, dove la linea che funge da "traghetto" è la 56. Intervistiamo un conducente di linea, che per ragioni di sicurezza vuole mantenere l'anonimato. Ci prega di non registrare nemmeno la sua voce. Precauzioni dovute, perché di spiega "non possiamo parlare con giornalisti o rilasciare interviste, nel bene o nel male, altrimenti veniamo richiamati o addirittura sospesi". Una forma di ritorsione da parte dell'Atm, l'azienda trasporti milanesi, che intima ai suoi dipendenti di guardarsi bene dal dire cose che potrebbero ledere l'immagine o la reputazione aziendale e di riflesso del Sindaco Pisapia. Lo chiameremo Mino, nome di fantasia, sposato con una figlia piccola ci parla senza peli sulla lingua: "Noi siamo come le puttane, battiamo la strada tutto il giorno. Siamo quelli che hanno il polso della situazione, e per questo insistiamo nel dire che Milano è persa. In via Padova comandano gli stranieri, me lo hanno detto e mi hanno anche minacciato. Addirittura una georgiana mi ha sputato addosso". Lui deve stare zitto, pur vedendo tutto e sapendo tutto. Eppure non e' l'unico a sapere, ma nessuno fa nulla, perché ormai la situazione è letteralmente fuori controllo.

Ci racconta che la 56 è la nuova linea dello spaccio che e' diviso per zone ed etnie: da Piazzale Loreto a via Predabissi è controllato da peruviani ed ecuadoregni, da via Preabissi fino a Piazza Costantini è controllato dai musulmani, spingendosi verso il campo rom di via Idro dove diventa competenza di romeni e albanesi. I venerdì sera, sabato e domenica, fanno da spola e vendono la droga in piazza Argentina, dove ad attenderli ci sono figli di papà e turisti. Mino ormai li conosce tutti, perché durante il suo turno vede le stesse facce.

A denunciare il degrado ci pensa anche Federica, trans molto conosciuta in zona, che non ha nulla a che vedere con le trans che si prostituiscono a cielo aperto nei giardinetti vicino al Parco Trotter. Più volte e' stata minacciata da loro e anche aggredita per strada, si scaglia contro le istituzioni sapendo di rischiare. Ci fa salire in casa sua in via Arquà, dove facciamo due piani di appartamenti occupati abusivamente da egiziani. Lei ci fa segno di tacere, meglio non farsi sentire. Ci fa accomodare in casa e lei ci racconta il peggio della via.

Dopo le migliaia di denunce finite nel dimenticatoio, archiviate e seppellite dalle istituzioni, spunta anche l'ipotesi di una moschea in via Esterle, una traversa di via Padova, di fronte al deposito ATM, accanto a una palazzina di anziani. La portinaia dello stabile si sfoga con toni duri e ci segnala una quotidianità indecente, disumana, fatta di paure, di minacce e di silenzi forzati.

Via Padova sfocia in via Palmanova, dove alla fermata MM di Cascina Gobba lo scenario visto e ripreso fino ad ora si conclude con un accampamento abusivo di rom che di giorno lavano i panni nei bagni della stazione e di notte montano tende dove dormire.

I turisti rimangono allibiti, i cittadini continuano a sopportare. Ancora per quanto?

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