Cronache

Rigopiano, il calvario dei parenti all'obitorio: "È uno strazio così. È uno strazio"

Sono giorni dramamtici per i familiari dei sopravvissuti, dei dispersi e dei morti nella tragedia dell'hotel Rigopiano. In ospedale si è creata una grande famiglia che condivide lo stesso dolore

Rigopiano, il calvario dei parenti all'obitorio: "È uno strazio così. È uno strazio"

Non sono ancora stati recuperati tutti i corpi dall'hotel Rigopiano, ma l'aria che si respira nell'ospedale di Pescara è piuttosto pesante. Quando i medici si avvicinano a una famiglia o quando si sente chiamare un cognome può essere segnale di vita come può essere anticipazione di morte. Tutti guardano tutti. Nessuno è escluso da questo cerchio che non ha ancora un inizio né una fine. Il numero delle vittime, infatti, continua a salire, i rimpalli di colpa sulla tragedia che "poteva essere evitata" sono iniziati e i familiari sono disperati.

Gabriella Cerami, per l'Huffingtonpost, racconta questi momenti di forte tensione nell'ospedale di Pescara. Nella sala conferenze al primo piano dell'ospedale abruzzese sono riuniti i parenti delle persone presenti nell'hotel Rigopiano. Poco distante, sempre al primo piano, collegata da un corridoio, c'è la direzione sanitaria, ed è qui che i familiari delle vittime vengono chiamati per il riconoscimento dei corpi. Un tratto di percorso brevissimo che sembra durare un'eternità.

Sono giornate di forte apprensione queste, sia per chi si è salvato, per i familiari, per le vittime e per tutti quelli di cui non si sa ancora nulla. Oggi, in più di ieri, c'è meno speranza perché da ore i soccorritori estraggono dal cumulo di macerie e neve soltanto corpi privi di vita. Il bilancio, per ora, è di 11 sopravvissuti, 17 morti e 12 dispersi. Un bilancio drammatico.

Alcune salme sono già state restituite alle famiglie, altre sono in corso di identificazione. Dalle prime ore del mattino, ormai da cinque giorni, i parenti arrivano in ospedale, ci sono cugini, zii, amici, tutti raccolti in una stanza sostenuti dagli psicologi della Asl. Sono tutti lì che aspettano buone o cattive notizie. "È uno strazio così. È uno strazio", si dicono tra loro. L'attesa è diventata estenuante. "Una donna - scrrive l'Huffingtonpost - lascia questa sala per andare giù a mensa, ma mentre scende le scale ha un mancamento e gli amici devono sostenerla". Queste sono le giornate che stanno vivendo i familiari di chi, quel maledetto 18 gennaio, si trovava all'hotel Rigopiano.

In questa riunione silenziosa c'è anche il papà di Stefano, il ragazzo che la Prefettura aveva detto che era vivo e invece di lui non si hanno ancora tracce. L'uomo non riesce a darsi pace. A volte scende al piano terra dell'ospedale e fuma una sigaretta circondato dai parenti che gli fanno da scudo. "Francesca (la fidanzata di Stefano ndr) mi ha detto che avevano già caricato la macchina, avevano messo le catene, erano pronti a scappare. E invece niente. Qui in tanti hanno responsabilità" - dice l'uomo disperato. Finisce di fumare e torna al primo piano, nella stanza delle conferenze, sorvegliata dalla polizia, insieme a tutti gli altri.

Si attendono notizie, buone notizie perché di cattive ne hanno tutti abbastanza. La speranza dei familiari dei dispersi è riposta ancora in quel bar dell'hotel Rigopiano dove è possibile si sia creata una bolla d'aria. Ma intanto per raggiungere l'area centrale dell'albergo i soccorritori sono passati da una stanza laterale travolta dalla valanga e hanno trovato corpi privi di vita. Alcuni sono talmente maciullati che il riconoscimento avviene solo attraverso dei particolari, "può essere un anello, una scarpa, semplicemente i capelli", spiegano i sanitari. I parenti hanno consegnato alla direzione sanitaria le fotografie dei propri cari e sono i medici, poi, a dover entrare nella sala conferenze per chiamare i familiari quando un corpo arriva in ospedale. È un continuo via e vai.

Tanti parenti non tornano neanche più nelle loro case e dormono nella stanza conferenze. Attendono notizie, riuniti come un'unica famiglia che non ha legami di sangue, ma che è stata unita da un tragico destino. Un uomo si sfoga: "Ormai è inutile che ci dicano che sono tutti morti, lo sappiamo". Qualcun'altro ci spera ancora.

Vuole sperare fino all'ultimo che l'hotel Rigopiano non sia diventato una tomba glaciale per più di trenta persone.

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