Cronache

Se i sovranisti si fanno pilotare dall'estero

Per chi come Giorgia Meloni diceva, solo sei mesi fa, che «quando in Italia le cose si chiamano in inglese sono solo una fregatura della sinistra», è piuttosto (...)

( ...) paradossale che il trampolino del riscatto passi per l'americanissimo The Movement. Certo, difficilmente potrebbe non essere anglofono il nome di una rete che aspira a riunire i sovranisti di tutto il mondo, come è il network che sta mettendo in piedi Steve Bannon. Ma allo stesso modo è curioso che il rilancio di Fratelli d'Italia passi oggi per parole d'ordine che fino a ieri erano viste come fumo negli occhi da un partito che su Dio, patria e famiglia non ha mai fatto concessioni. L'identità prima di tutto, al punto che la Meloni non ha mai voluto usare l'espressione flat tax. «Io la chiamo tassa piatta perché mi piacciono le parole italiane», ha ripetuto decine e decine di volte quasi fosse un mantra. E pure Fabio Rampelli, suo braccio destro e vicepresidente della Camera, in proposito ha sempre avuto le idee chiare. Lo scorso febbraio, per dire, puntò il dito contro l'allora ministro della Difesa Roberta Pinotti, colpevole di avere dato il suo benestare a una campagna di arruolamento in lingua inglese della nostra Marina militare. «Lo slogan pubblicitario Be cool, join the navy dimostra una vergognosa subalternità culturale verso Stati esteri», disse Rampelli durante un question time nell'aula della Camera.

Eppure, passati solo pochi mesi, ancora una volta Fratelli d'Italia si ritrova costretta ad ammorbidirsi rispetto ai suoi valori fondanti. Colpa, va detto, della Lega di Matteo Salvini, consacrata partito a vocazione nazionale dalle elezioni dello scorso 4 marzo. Con l'avanzata del Carroccio, infatti, la competizione nel campo sovranista è diventata più serrata, costringendo in alcuni casi la Meloni a spingere sull'acceleratore per evitare di restare al traino. Attraverso queste lenti, per esempio, molti hanno letto la richiesta di impeachement di Sergio Mattarella che la Meloni avanzò durante le consultazioni. Una posizione assolutamente inattesa - oltre che politicamente improbabile - da parte di un partito che fa dell'unità nazionale - di cui il capo dello Stato è garante - uno dei suoi principali riferimenti.

L'impressione, insomma, è che da quando la Lega ha tolto a Fratelli d'Italia il monopolio della destra sovranista, la Meloni si sia infilata in un'affannosa e probabilmente perdente rincorsa dietro a Salvini. Così anche su Bannon, l'ex stratega della Casa Bianca che ha dato vita a The Movement e che oggi punta a unire tutti i cosiddetti populisti d'Europa in un unico gruppo al Parlamento di Strasburgo. Una rete cui Salvini ha non a caso aderito da tempo. Da ieri ne fa parte anche FdI che, questa volta sì, confida nell'inglese. E, nonostante teorizzi con forza sovranismo e nazionalismo, decide di affidarsi a un'organizzazione internazionale e sovranazionale per provare a rilanciarsi.

Adalberto Signore

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