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Se la Meloni rischia la galera per Italo Balbo

Se la Meloni rischia la galera per Italo Balbo

«Lei è fascista?», chiesi a Carmelo Bene durante un Maurizio Costanzo Show, una ventina d'anni fa.

«Prrrrrrrrrrr», rispose lui con una rilevante pernacchia da grande attore. La modesta vicenda è rimasta nella storia della televisione, ma - temo - anche in quella del costume e della società italiana. Forse anche nella memoria collettiva, se Giorgia Meloni ha risposto nello stesso modo - sbagliando - all'Associazione nazionale partigiani d'Italia, che in base alla legge Fiano minaccia di denunciarla per avere intitolato una strada immaginaria a Italo Balbo. Ha sbagliato perché l'Anpi merita rispetto per il suo passato, è un'associazione di reduci che - in parte - si erano battuti armi in pugno contro il nazismo occupante, prima ancora che contro il fascismo. È vero, molti altri si aggregarono a guerra vinta e a pericolo cessato; e che adesso di ex partigiani ce ne sono davvero pochi, per via del tempo trascorso; e che sono stati sostituiti spesso da giovani dei centri sociali piuttosto digiuni di storia patria. Ma sarebbe bastato rispondere come fece nel dopoguerra il sindaco di Chicago al nuovo ambasciatore italiano, ex capo partigiano, quando gli chiese di togliere l'intitolazione di una strada a Balbo: «Perché, non ha fatto la trasvolata atlantica?», sfotté il sindaco.

Per i più giovani, compresi quelli dei centri sociali, ricordiamo che Italo Balbo ha fondato l'aviazione civile moderna (quella che ci permette di volare lontano con pochi euro), grazie alla trasvolata che permise a una squadriglia di aerei di accorciare il mondo; che a New York ricevette un'accoglienza in parata riservata soltanto ai grandi eroi americani (per esempio gli astronauti che per primi misero piede sulla Luna), e che l'ufficiale di ordinanza comandato a stargli accanto era Dwight Eisenhower, futuro liberatore dell'Italia e dell'Europa, per otto anni presidente degli Stati Uniti.

Certo, la storia di Balbo non si limita a questo. Pesa sul suo passato il ruolo di capo squadrista. Ma fu anche l'unico gerarca che si oppose alle leggi razziali, e il governatore della Libia che - con efficienza e umanità - rimediò al giustificato odio verso gli italiani procurato dai suoi predecessori.

Pronto ad accettare con serenità una denuncia dell'Anpi, credo che - magari non a Roma - si potrebbe dedicargli una strada a Orbetello, da dove partirono le sue imprese e dove è sepolto con i suoi «Atlantici», tutti meritevoli per la storia dell'umanità.

@GBGuerri

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