Cronache

Dopo Varoufakis, Rai ai ripari: "Basta soldi ai politici in tv"

Scatta il rafforzamento del divieto di compenso ai politici ospiti di trasmissioni Rai sia televisive che radiofoniche

Dopo Varoufakis, Rai ai ripari: "Basta soldi ai politici in tv"

Scatta il rafforzamento del divieto di compenso ai politici ospiti di trasmissioni Rai sia televisive che radiofoniche. I vertici di viale Mazzini hanno infatti emanato oggi una direttiva che rende più stringente il divieto di erogare compensi, e la direttiva ha effetti anche per tutte le società che producono per la Rai, quindi quelle esterne. Nella breve nota che annuncia la decisione non si fa cenno ad alcun caso specifico ma appare indubbio, o quantomeno coincidente, che la direttiva sia arrivata dopo le polemiche sul caso Varoufakis, l’ex ministro delle Finanze greche ospite di ’Che tempo che fà su Rai3 e contattato - come ha precisato ieri la stessa rete - dalla società produttrice del format, la Endemol, "che ha la gestione diretta economica degli ospiti della trasmissione, all’interno di un plafond complessivo e concordato, e che ha ritenuto evidentemente congruo - diceva la nota - il compenso richiesto dall’economista".

E sul fronte dei compesi ai politici attacca anche l'Usigrai che punta il dito con le società di produzione esterne. "E ora finalmente si apra una delle questioni centrali per il futuro della Rai: lo strapotere delle società di produzione e degli agenti, che sta determinando una privatizzazione strisciante della Rai Servizio Pubblico. E un impoverimento delle risorse economiche. Ci sono trasmissioni per le quali è assolutamente incomprensibile il motivo per cui a produrle sono società esterne". È quanto si legge in una nota dell’esecutivo dell’Usigrai dove si sottolinea come l’episodio del cachet pagato a Varoufakis rappresenti "solo l’ultimo di numerosi casi di soldi spesi in maniera dissennata. Segnaliamo che l’ex ministro è stato già intervistato in passato dai giornalisti della Rai, e senza la necessità di pagare 1 euro".

Anche per questo l’Usigrai "chiede che l’informazione delle reti torni sotto la titolarità delle testate giornalistiche".

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