Economia

Bomba Psa-Opel sull'Europa: ecco i numeri del nuovo big

Annuncio delle nozze forse già la prossima settimana Coinvolti 220mila dipendenti, sale lo spettro dei tagli

Bomba Psa-Opel sull'Europa: ecco i numeri del nuovo big

L'automobile è sempre più strategica sotto l'aspetto politico, non solo perché può servire da arma contro questo o quel Paese (la recente dura presa di posizione tedesca contro Fca), ma in quanto può rivelarsi anche un'arma a doppio taglio per ottenere consenso e voti. Negli Usa la salita di Donald Trump alla Casa Bianca è avvenuta grazie anche al sostegno di chi lavora nel settore, preoccupato dalle delocalizzazioni dei produttori nel più economico Messico. Non è un caso che il sindacato Uaw stia per lanciare la campagna pubblicitaria «Comprare americano»: un chiaro invito alla popolazione a preferire le vetture prodotte nel Paese.

In Europa, in questi giorni, è l'operazione Psa-Opel al centro dei dibattiti politici in Germania, Francia e anche nel Regno Unito, dove la Casa tedesca controllata da Gm produce con il marchio Vauxhall. In due di questi Paesi, Germania e Francia, incombono le elezioni. E soprattutto a Berlino, nonostante le mille rassicurazioni, lo spettro di un taglio ai posti di lavoro non fa dormire sonni tranquilli ai candidati, in primis la cancelliera Angela Merkel. Ferdinand Dudenhöfer, docente ed esperto di automotive, per esempio, ha chiaramente detto, riferendosi a Psa-Opel, che «uno più uno in questo caso non fa due, ma uno e mezzo».

Da parte sua, la numero uno di Gm, Mary Barra, ha tutto l'interesse a tranquillizzare governo e sindacato Ig Metall di Berlino. Per il colosso di Detroit il marchio tedesco, in rosso dal 2000, è diventato un peso e, visto che si è trovato in Psa un gruppo pronto a prenderselo, è importante chiudere al più presto. L'operazione varrebbe più o meno 2 miliardi e potrebbe essere definita la prossima settimana, visto che il 23 febbraio Carlos Tavares, ceo di Psa, presenterà i dati dell'esercizio 2016. E dal suo esito dipende il futuro di 34.500 addetti di Opel, la metà dei quali occupati in Germania e 3.400 nelle fabbriche britanniche di Luton e Ellesmere Port, ma anche dei circa 184mila lavoratori di Peugeot, Citroën e Ds.

Il via libera della cancelliera Merkel alle nozze è dunque legato al mantenimento dello stato dell'arte occupazionale e delle strutture produttive e di sviluppo in Germania, e lo stesso chiede di riflesso il governo di Londra, che pretende un maggiore coinvolgimenti nei negoziati. Da Opel, del resto, Psa ha tutto l'interesse di attingere al know-how avanzato sull'elettrificazione e la guida autonoma, le frontiere che vedono il settore investire capitali. È anche l'obiettivo della Fca di Sergio Marchionne: trovare un socio con il quale condividere e affrontare la trasformazione sempre più hi-tech del comparto.

A parole, dunque, nonostante le forti preoccupazioni in Germania e Regno Unito, alle nozze franco-tedesche mancherebbero solo le pubblicazioni. Mary Barra ha invitato i dipendenti di Opel a non credere alle speculazioni sul destino della Casa per cui lavorano. «La combinazione con Psa - ha invece aggiunto la numero uno di Gm- sarebbe vantaggiosa per entrambi».

Tra i tanti rischi, comunque, c'è quello che se in futuro le nozze non dovessero funzionare, ad andarci di mezzo sarebbero i già delicati equilibri nell'Unione europea, anche per quanto riguarda le relazioni politiche con il Regno Unito post Brexit. Oltre, ovviamente, agli inevitabili scaricabarile da parte di chi, nelle stanze dei bottoni, ha acceso il semaforo verde. Ecco perché lo shopping francese in Germania, dopo il mancato blitz di Fiat nel 2009, deve funzionare a tutti i costi.

La stabilità dell'Ue si gioca anche sull'automobile.

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