Economia

Fca, prima ibrida e occhi su Gm

Un minivan Chrysler battezzerà il debutto nella doppia motorizzazione (benzina-elettrica). Mercato Usa da record

Pierluigi BonoraIl 2016, ormai alle porte, si aprirà per Fca con due botti forti e sicuri: lo sbarco di Ferrari il 4 gennaio alla Borsa di Milano (tra Capodanno e il 3 saranno ultimate le operazioni di scorporo del Cavallino rampante dal Lingotto) e il debutto, il giorno 11, all'annuale Auto Show di Detroit, del primo veicolo del gruppo dotato di motorizzazione ibrida plug-in (benzina ed elettrica con possibilità di ricarica via cavo della batteria). Questi gli appuntamenti certi, anche se l'ad di Fca, Sergio Marchionne, un nuovo coniglio dal cilindro lo può estrarre sempre.Il 2016, dunque, segnerà per il gruppo automobilistico di Torino il debutto nell'ibrido, un'importante svolta strategica che, dopo la partenza negli Stati Uniti con il marchio Chrysler, via via interesserà gli altri brand (Alfa Romeo e Maserati in particolare) e mercati. E proprio a Detroit si celebrerà il battesimo del grosso minivan Chrysler, il cui nome deve essere ancora svelato, con la doppia motorizzazione: a sviluppare la tecnologia elettrica è sempre Fca. Ci sarà anche una versione solo diesel, il cui motore nasce in Italia alla Vm di Cento (Ferrara), sulla cui reale diffusione negli Stati Uniti bisognerà però attendere la reazione finale del mercato al «dieselgate» scatenato da Volkswagen. Il 3 dicembre scorso, ad Amsterdam, all'assemblea che ha dato l'ok allo scorporo di Ferrari da Fca, Marchionne era stato chiaro sulla svolta «ibrida»: «Il veicolo che presenteremo a Detroit costerà circa 80mila euro; l'ibrido è essenziale per lo sviluppo del mercato e, per l'anno 2020, la maggior parte dei nostri prodotti avrà questa motorizzazione».Anche Fca, dunque, seppur in ritardo rispetto ai concorrenti, ha deciso di puntare sull'ibrido, opzione transitoria in attesa che la tecnologia elettrica pura e, in seconda battuta, quella a idrogeno, decolli definitivamente attraverso reali politiche di incentivazione e una seria pianificazione riguardante le infrastrutture. L'avventura «ibrida» di Fca si prepara così ad affrontare il banco di prova americano, mercato dove il diesel resta la scelta preferita solo a livello di camion, furgoni e grossi pick-up, ma che vede prevalere sempre il carburante tradizionale: la benzina. Al di là del caso Volkswagen, che ha assestato un duro colpo all'immagine del diesel, negli Usa a tenere lontani gli automobilisti dal gasolio sono anche i prezzi alla pompa: un pieno di diesel costa, infatti, di più. Inoltre, gli americani - nonostante la campagna «verde» della Casa Bianca - sono tornati a comprare per lo più veicoli imponenti e, complice la benzina a basso prezzo, dai consumi elevati.Detroit 2016, però, segnerà anche il nuovo record di immatricolazioni negli Usa, previste intorno a 18 milioni, con Fca toccare quota 2 milioni grazie, soprattutto, a Jeep e Ram. Nello stand del gruppo, oltre al minivan ibrido di Chrysler, non mancherà l'Alfa Romeo Giulia Quadrifoglio e la Fiat 500X con gli altri modelli della famiglia.E l'operazione consolidamento? Marchionne e l'ostica Mary Barra, ad di General Motors, partner ambito di Fca, difficilmente berranno un caffè insieme. Tutto fa supporre che le pressioni, affinché Gm cada nelle braccia di Fca, continueranno a dominare il «fuori onda», anche se Marchionne ha fatto più volte di capire di inseguire altre strade (Volkswagen?). Le recenti discussioni all'interno dell'Alleanza Renault Nissan, con le rimostranze giapponesi sulla volontà dello Stato francese, azionista, di aver più peso, avrebbe invece raffreddato la pista nipponica per Fca. «Troppo complicato andare d'accordo con loro», sostiene un osservatore.

Come a dire: quando Renault e Nissan, uscito di scena il trade d'union Carlos Ghosn, avranno un ceo ciascuna, i nodi verranno al pettine.

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