Economia

Ferrari fa il pieno di profitti (+38%)

L'utile del Cavallino a 400 milioni, bene le vendite. Ad Exor 27 milioni di dividendi

Ferrari fa il pieno di profitti (+38%)

Pierluigi Bonora

A questo punto a Sergio Marchionne, presidente e ad di Ferrari, manca solo il «suo» primo titolo mondiale in Formula 1. L'azienda di Maranello, infatti, corre quanto basta per rendere felici azionisti e management. I conti 2016, presentati e commentati ieri dal numero uno del Cavallino rampante, oltre a essere positivi sono andati meglio del previsto: 8.014 supercar vendute (+4,6%), 3,1 miliardi di giro d'affari (+8,8%) e 400 milioni di utile netto (+38%). Grazie a questo risultato il cda propone la distribuzione di un dividendo di 120 milioni, 0,635 euro per azione ordinaria. Alla holding Exor andranno circa 27,6 milioni.

A trainare le immatricolazioni dei bolidi italiani la crescita del 5% della domanda dei modelli a 8 cilindri (V8), guidata dal successo sia della 488 GTB sia della 488 Spider. Più 4%, invece, le consegne dei modelli a 12 cilindri (V12), grazie al recente lancio dei modelli GTC4Lusso e LaFerrari Aperta, che stanno andando a regime, e alla solida performance della F12tdf. Importante per i conti di Ferrari è anche il contributo arrivato dalle personalizzazioni.

Sul piano finanziario, nel 2016 l'ebit adjusted si è attestato a 632 milioni, in aumento di 159 milioni (+34%) rispetto all'esercizio precedente. Al 31 dicembre 2016, l'indebitamento netto industriale era sceso a 653 da 797 milioni del 2015. «È stato un buon anno e siamo soddisfatti per i progressi fatti - ha commentato Marchionne -: siamo diventati più rigorosi sui costi, e questo viene riflesso nei margini operativi. Per il 2017 siamo prudenti e non vogliamo fornire obiettivi non realistici». Le stime per fine anno vedono le vendite aumentare a 8.400 unità, i ricavi attestarsi a 3,3 miliardi, l'ebitda adijusted a 950 milioni (880 milioni nel 2016) e il debito scendere a 500 milioni. Nel mondo tutte le regioni mostrano il segno positivo: +8% l'Emea (Europa, Africa e Medio Oriente), dove Italia, Germania e Francia sono però cresciute a doppia cifra. Più 3% l'Asia Pacifico, +2% le Americhe e +1% la Grande Cina dopo la chiusura, nell'ultimo trimestre 2016, dei rapporti con il distributore di Hong Kong.Sui progetti futuri, Marchionne ha nuovamente escluso quello di un Suv: «C'è l'intenzione di estendere il portafoglio di vetture, ma faccio fatica a immaginare le performance stile Ferrari di un Suv; non dobbiamo bastardizzare il marchio. E nessuna moto è all'orizzonte». «C'è ancora tanto terreno inesplorato - ha aggiunto - per aumentare la varietà di prodotti che facciamo. Ci sono modelli addizionali che questa Casa può produrre con gli investimenti esistenti e che rispondono a necessità particolari dei nostri consumatori. Nei prossimi due o tre anni speriamo ci sia la presentazione di un certo numero di vetture che dimostrano l'adattamento del Dna di Ferrari a diversi gusti». Nei piani di Maranello, comunque, non manca la tecnologia ibrida e la realizzazione sulla stessa piattaforma di un modello a 8 e 12 cilindri, come è avvenuto per la GTC4Lusso. Punto fisso di Marchionne è «che non possiamo fare qualcosa che rovinerà la reputazione del marchio; è qualcosa che non permetterò che succeda». In questi giorni, intanto, ad alcuni clienti viene mostrata la novità che il Cavallino porterà il mese prossimo al Salone di Ginevra, si tratta dell'erede della F12. Tornando alla Formula 1, il presidente ha affermato che l'azienda ha «iniziato a esplorare l'opportunità di acquisire una quota» nel Circus. La discussione è in corso con Liberty Media, la società del magnate John Malone che ha acquisito il circuito automobilistico. In Borsa il titolo Ferrari ha chiuso a 59,73 euro (+3,73%) dopo aver toccato il massimo storico (60,75 euro).

Per il Cavallino, infine, è arrivato un nuovo riconoscimento, deciso a Parigi dalla giuria del Festival internazionale dell'automobile: a imporsi, come «La supercar più bella», è stata la GTC4Lusso, altra creatura del Centro stile diretto da Flavio Manzoni.

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