Economia

Fornero si autoassolve: "Regole omogenee, non serve cambiarle"

L'ex ministro difende la "sua" legge: "Il governo pensi piuttosto a creare occupazione"

Il ministro del Lavoro Elsa Fornero in Senato durante il voto di fiducia
Il ministro del Lavoro Elsa Fornero in Senato durante il voto di fiducia

Elsa Fornero difende la riforma delle pensioni che porta il suo nome. Lo fa in una intervista a Repubblica per alle proposte lanciate dal presidente dell’Inps Tito Boeri. "Le regole sono già omogenee e non c’è bisogno di cambiarle - dice l'ex ministro - invece che redditi minimi sarebbe meglio creare occupazione. E spiegare con quali risorse vogliamo rendere più flessibile l’età del pensionamento".

Lunedì scorso, dall'Università di Princeton dove ha tenuto una conferenza sul nuovo contratto di lavoro italiano a tutele crescenti, Boeri ha anticipato le linee del pacchetto di proposte che a giugno presenterà al premier Matteo Renzi: dal reddito minimo garantito per gli over 55 in condizioni di povertà alla maggiore flessibilità di uscita dal lavoro per cambiare la legge Fornero, fino alla revisione delle regole previdenziali per eliminare i privilegi e al tenpo stesso rtrovare le risorse per il welfare. Ma, a giudizio della stessa Fornero, l'auspicata "armonizzazione delle regole previdenziali" non è necessaria "visto che ormai tutte le pensioni, fatte salve pochissime eccezioni che in Italia ci sono sempre, sono contributive". L'ex ministro ritiene piuttosto auspicabile un intervento in favore di chi ha avuto "una carriera lavorativa discontinua, con disoccupazione e assenze" e ora "può essere eccessivamente penalizzato dal sistema".

Nell'intervista a Repubblica la Fornero rivela che avrebbe voluto rendere più flessibile l’età della pensione. "Purtroppo - ha spiegato - non tutte le riforme possono essere fatte nello stesso momento. All’epoca delle mie leggi l’emergenza economica era strettissima, ma anche ora non mi pare che l’Italia sia rientrata in un’età dell’abbondanza". Infine Fornero ritiene l’aumento delle assunzioni a tempo indeterminato non un merito del Jobs Act, ma dello sgravio fiscale: "L’articolo 18 era ancora quello antico.

Non credo che gli imprenditori sentissero una particolare fobia per quella norma, ma semmai per altre ragioni relative a costi e prospettive".

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