Economia

I cinesi si sfilano da Fca L'asse DriveNow-Car2go

Dopo Geely si ritira dal Lingotto pure Dongfeng La nuova frontiera? Le nozze nel car sharing

Pierluigi Bonora

Si sgonfia progressivamente (anche in Borsa) l'ipotesi Cina per Fca, o per parte di essa. Dopo Geely, lesta a smentire l'altro giorno un interesse per il gruppo del Lingotto, ieri è stata Dongfeng a precisare che «non abbiamo in programma al momento acquisizioni». Entrambi i colossi cinesi dell'auto sono comunque attivi in Europa: il primo controlla la Volvo, dopo aver staccato un assegno di 1,8 miliardi di dollari a beneficio della Ford, e lo scorso maggio ha messo le mani sul marchio britannico Lotus; il secondo detiene il 13,7% di Psa Group, che ha contribuito a risollevare, ed è anche partner dell'altra francese Renault. Automotive News, nell'annunciare l'interesse di gruppi cinesi per Fca, aveva citato anche Great Wall Motors e il socio industriale del Lingotto, Gac. Gli stessi che, per ora, si sono limitati a negare iniziative verso il gruppo che fa capo alla holding Exor di casa Agnelli.

Le azioni torinesi hanno così ripiegato (-1,10%), fissandosi a 10,78 euro, e trascinando in terreno negativo anche Exor (-1,41% a 52,45 euro) e Ferrari (-1,06% a 93,75 euro). Ha chiuso sulla parità, invece, Cnh I: 9,76 euro.

Il mercato, nonostante smentite e alzate di spalle da Pechino, ritiene che l'attenzione continuerà a restare sul titolo Fca, soprattutto in quanto i rumors cinesi hanno ridato forza all'ipotesi dello spin-off di Alfa Romeo e Maserati, operazione che l'ad Sergio Marchionne potrebbe annunciare all'Investor Day del prossimo anno.

Intanto, l'evoluzione progressiva dello scenario automobilistico - in un futuro che si prospetta all'insegna dei motori ibridi plug-in ed elettrici, e procede verso la guida autonoma e una sempre maggiore diffusione della condivisione del veicolo - imporrà un crescente numero di accordi e matrimoni tra aziende dell'auto, fornitori, produttori di batterie, nonché nell'ambito dei servizi.

La lettera d'intenti appena siglata dal terzetto Bmw-Intel-Mobileye con Fca, che porterà allo sviluppo di una piattaforma congiunta per la guida autonoma, va in questa direzione. Ma anche il car-sharing alza la testa: nelle ultime ore è tornato prepotentemente alla ribalta il possibile matrimonio tra Car2go (Daimler) e DriveNow (Bmw Group), servizio approdato in Italia (il via da Milano) lo scorso autunno.

L'offerta, in caso di riuscita dell'operazione, sarebbe molto interessante, includendo le piccole Smart, nelle varie declinazioni, e i modelli premium della gamma di Bmw e Mini, opzioni elettriche comprese per entrambi i partner. Questa operazione darebbe sicuramente fastidio all'asse Uber-Lyft (trasporto su chiamata).

Su Car2go-DriveNow c'è il «no comment» di Erich Sixt, ceo della società di noleggio Sixt, che ha in pancia il 50%, valutato 480 milioni, di DriveNow.

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