Economia

Marchionne scopre le «due» Ferrari

Nel trimestre l'utile cresce del 19%, ma la Borsa resta fredda (-0,8%). E sulle piste per ora è un flop

Pierluigi Bonora

Torino Da una parte la Ferrari come marchio del lusso al top del made in Italy, dall'altra la Ferrari delle competizioni: Sergio Marchionne, che da ieri alla carica di presidente del Cavallino (di ad di Fca, presidente di CnhI e vicepresidente di Exor, restando nella galassia Agnelli; e anche di presidente di Sgs e membro del board di Philip Morris) ha aggiunto, come previsto, quella di ad al posto di Amedeo Felisa, sta facendo i conti con due realtà per certi versi ai poli opposti: l'industria e le gare.

Ieri, ai primi conti trimestrali di una Ferrari che da casa Lingotto è passata a casa Agnelli, Marchionne si è reso ancora più conto di quanto valga l'aspetto F1, soprattutto quando le cose non vanno come dovrebbero. Insomma, se all'epoca del forzato cambio della guardia a Maranello, Marchionne criticava le ultime stagioni del suo predecessore Luca di Montezemolo («è dispiaciuto di quanto sta accadendo alle rosse in pista», dice chi ha sentito un suo commento), adesso che da due stagioni in sella al Cavallino c'è lui, le cose non è che siano poi tanto migliorate.

Meglio, a questo punto, e in attesa di tempi migliori sui circuiti, sottolineare i risultati positivi del primo trimestre (extra Fca) di Ferrari. Tra gennaio e marzo, la Casa di Maranello Ferrari ha segnato utili in aumento a doppia cifra e stime al rialzo per il 2016: 178 milioni (+11%) l'Ebitda adjusted; 675 milioni (+8,8%) il fatturato; 78 milioni l'utile netto (+19%); a 41 da 34 cent l'utile per azione; 782 milioni, al 31 marzo scorso, il debito netto industriale. Per la chiusura dell'anno sono previste oltre 7.900 consegne e ricavi netti intorno a 3 miliardi; 800 milioni o anche di più di margine operativo lordo adjusted; 730 milioni o una cifra inferiore di debito netto industriale.

Tutti dati positivi che, alla fine, non hanno però infiammato il mercato (titolo giù dello 0,8% a 39 euro). «La revisione al rialzo - spiega un analista - era già nei prezzi; di fatto, gli spazi di ulteriore miglioramento sono molto contenuti».

La società di Maranello sottolinea come il trimestre in esame (che coincide con il nuovo accasamento) sia da considerare da record, il migliore di sempre riferito sempre al periodo, con una crescita su base annua che ha interessato tutti i mercati. La performance è stata trainata da un aumento del 21% delle vendite dei modelli a 8 cilindri (V8), favorita dal lancio delle novità 488 GTB e 488 Spider. Le consegne delle supercar V12 sono invece diminuite del 6%, a causa della fine della produzione della FF, del completamento del ciclo di vita della F12berlinetta e dell'esaurimento dell'edizione speciale «LaFerrari», in parte compensate dall'introduzione della nuova F12tdf.

L'attesa, ora, va in direzione di una nuova svolta capace di incidere sul business; quella di tornare a produrre, nei prossimi anni, una V6, come ai tempi della Dino.

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