Economia

Etihad punta 1,2 miliardi su Alitalia

Abu Dhabi promette investimenti fino al 2018 ma vuole 2.251 licenziamenti. Apertura dei sindacati

Etihad punta 1,2 miliardi su Alitalia

Prima le blandizie, poi la carota, poi il bastone. Sintesi politicamente scorretta dell'incontro di ieri pomeriggio tra i ministri Maurizio Lupi, Trasporti, e Giuliano Poletti, Lavoro, con i massimi livelli dei sindacati confederali e con i rappresentanti del settore.

Le blandizie. Lupi per prima cosa ha cercato di accattivarsi i sindacati, spendendo parole del tipo «ho grande fiducia nel loro senso di responsabilità, perché è quello che hanno sempre dimostrato in questi anni». La riunione è cominciata su quest'onda morbida e si è svolta sostanzialmente senza contrasti. Solo cinque anni fa - qualcuno lo ricorderà - sarebbe stato impensabile.

La carota. Lupi ha illustrato alcuni punti delle intenzioni di Etihad per Alitalia. Ha detto che gli arabi sono disponibili a investire nella nuova compagnia ben più dei 560 milioni che verseranno all'atto d'ingresso. Entro il 2018 scucirà altri 690 milioni, con un esborso complessivo in cinque anni di 1,25 miliardi. Una cifra ad effetto che ha sbalordito i sindacati. Poi ha aggiunto, sempre Lupi, che grazie ai benefici derivanti dall'integrazione, Alitalia tornerà all'utile nel 2017, quando il fatturato sarà salito a 3,6 miliardi; nel 2012 è stato di 3,5 miliardi, e mostra la volontà di fare meno ricavi e più utili, grazie alla maggior efficienza. Questi numeri (quante volte abbiamo sentito promesse di ritorno all'utile?) rendono l'idea del forte sviluppo che il partner arabo porterà a Roma: nei prossimi cinque anni il settore dei voli intercontinentali di lungo raggio avrà un incremento del 40%. Il lungo raggio è il segmento più redditizio e peserà di più; Alitalia oggi non possiede aerei sufficienti, e questo significa che aumenterà la flotta con il denaro in arrivo, oppure che Etihad girerà a Roma parte degli aerei in arrivo, frutto dell'ordine colossale da 67 miliardi di dollari fatto ad Airbus e Boeing alla fine del 2013. G

li aerei esistenti saranno riallestiti, con un complessivo miglioramento della qualità. Investimenti anche in formazione e, in accordo con Adr, per la realizzazione a Fiumicino di lounge di livello superiore (gli arabi, non c'è bisogno di ricordarlo, amano il lusso e lo pretendono). «Sarà una grande compagnia», hanno convenuto i sindacati.

Il bastone. Alla fine sono arrivati i dolori. Il prospetto del piano industriale prevede 2.251 esuberi: 787 sono già in cassa integrazione a zero ore, poi ci sono 380 naviganti e 1.084 addetti di terra. Doccia fredda fino a un certo punto perché i numeri, con minime approssimazioni, girano da molto tempo; solo qualche giorno fa l'ad Gabriele Del Torchio ne aveva annunciati 2.200. Si tratta di persone che non potranno godere dei consueti ammortizzatori sociali, e che quindi dovrebbero essere licenziati; il tema degli esuberi sarà approfondito nell'incontro di oggi dei sindacati con l'azienda. Lupi ha annunciato «un tavolo permanente con il ministero del Lavoro, che accompagnerà la giusta e legittima trattativa tra azienda e sindacati». Il suo collega Poletti, chiamato in causa, ha aggiunto che il suo ministero è pronto a mettere a disposizione tutti gli strumenti esistenti. Ma gli hanno fatto eco alcuni esponenti della Cgil, in particolare il segretario confederale Fabrizio Solari secondo il quale «le ricadute sul lavoro non sono gestibili».

In compenso Raffaele Bonanni, segretario generale della Cisl, il più loquace dopo l'incontro, ha scelto la via zuccherosa: «Siamo più sereni» ha zufolato (ma lo sono di meno gli esuberi che lui dovrebbe difendere!).

«Operazione di grande prospettiva, piano incoraggiante». Affermazioni condivisibili, ma piuttosto inaspettate da una controparte sindacale.

Tra le condizioni poste da Etihad c'è la firma dell'accordo entro il 31 luglio. Ma Lupi gioca d'anticipo: «Metà luglio sarà il momento di tirare le somme».

Quest'anno Ryanair non ha annunciato il sorpasso di Alitalia sul mercato italiano, dopo essere stata smentita nei due anni scorsi. Ma ha divulgato un'altra semi-bugia, anche se attinta a dati Iata. Dice di essere la prima compagnia al mondo per passeggeri internazionali trasportati, con 81,3 milioni contro, per esempio, i 50 milioni di Lufthansa. Vero ma fuorviante. Ryanair fa solo traffico internazionale di breve e medio raggio. Per cui la classifica corretta va fatta sui passeggeri al chilometro: è evidente che andare da Dublino a Londra non è come volare da Francoforte a Sydney.

Sempre un passeggero, ma per una distanza ben diversa.

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