Guerra in Israele

"Devono partecipare alla difesa del Paese". La protesta degli ex ufficiali contro gli ultra-ortodossi

Gli studiosi della Torah sono esentati dal prestare servizio nelle Idf, ma cresce il malcontento di una parte della popolazione israeliana verso i cosiddetti Haredi, visti come approfittatori dei privilegi derivanti dalla cittadinanza ebraica

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Le operazioni militari nella Striscia di Gaza proseguono e si fa sempre più vicino l’inizio dell’attacco a Rafah. Il malcontento, però, serpeggia tra alcune organizzazioni ebraiche e il bersaglio della protesta sono gli ultra-ortodossi. Centinaia di israeliani appartenenti ad associazioni come "Movimento per un governo di qualità", “Madri al fronte” o “Costruire un'alternativa” hanno manifestato sostenuti da 170 tra ex generali e funzionari della sicurezza per chiedere la sospensione dell’esenzione dal servizio militare per gli studiosi della Torah.

Tutti i cittadini hanno gli stessi diritti e tutti devono partecipare agli sforzi per salvare e difendere il nostro Paese”, ha dichiarato Tamir Pardo, in passato capo dei servizi segreti. “Ma purtroppo in Israele esiste un grande partito politico che ritiene che chi studia la Bibbia, la Torah, abbia il privilegio di non prestare servizio nell'esercito”. Secondo Dani Jalutz, comandante in capo delle Idf tra il 2007 e il 2007, attualmente “gli ultra-ortodossi sono 66mila giovani in età di servizio, pari a quasi 5 divisioni”. L’ex alto ufficiale ha accusato questa fetta della popolazione di voler solo godere dei benefici derivanti dall’essere cittadini israeliani senza compiere il loro dovere. “Godono della previdenza sociale, di tutti i servizi forniti dallo Stato, ma per 70 anni si sono isolati dalla società", ha sottolineato.

Haim Tomer, che ha ricoperto il ruolo di capo divisione del Mossad, ha affermato che “il servizio militare è l’elemento numero uno che unisce Israele”, ponendo l’accento sul fatto che gi studiosi della Torah vogliono “infrangere” l’obbligo “nei confronti della nostra nazione”. Durante la manifestazione, una quindicina di ultra-ortodossi circondati da un cordone di polizia hanno ribadito il loro diritto a non prendere in mano le armi, sollevando cartelli con scritto “Noi non ci arruoleremo” e “La chiusura delle yeshivah (scuole religiose, ndr) è un attacco al giudaismo".

L’esenzione dalla leva militare per coloro che hanno deciso di dedicarsi alla materia religiosa è stata decisa per la prima volta da David Ben Gurion negli anni ’70, che la concesse a 400 persone. Attualmente, il governo guidato dal premier Benjamin Netanyahu si mantiene grazie al supporto dei partiti della destra ultra-ortodossa, Sheas e United Torah Judaism, che hanno il potere di far cadere l’esecutivo nel caso di una chiamata alle armi rivolta anche agli Haredi (gli ebrei ultra-ortodossi, ndr).

Il protrarsi della guerra, la più lunga nella storia di Israele, e un suo eventuale allargamento potrebbero però costringere Tel Aviv a ricorrere anche a questo bacino di reclute.

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