Cronaca locale

I giudici "riassumono" i prof di sostegno Ma non ce ne sono più

Dopo le sentenze su rom e aborto le toghe bocciano anche la scuola. Accolto il ricorso delle famiglie: "Discriminati gli studenti disabili". Il provveditorato: "Saremo costretti a chiamare docenti non di ruolo"

I giudici "riassumono" 
i prof di sostegno 
Ma non ce ne sono più

I giudici fanno scuola. E stabiliscono quante ore di so­stegno siano necessarie agli alunni disabili per essere inte­grati. Come se le ore di soste­gno di per sé, avulse dal conte­sto di una classe, fossero suffi­cienti per garantire l’integra­zione dei bambini. L’inclusio­ne si misura «ragionieristica­mente » in ore di sostegno? si chiedono polemicamente dal­­l’Ufficio scolastico regionale. Dopo aver bocciato il Comu­ne sui rom e la regione sul­l’aborto, ieri il tribunale civile ha accolto il ricorso presenta­to dai genitori di 17 alunni di­sabili contro il ministero del­­l’Istruzione, l’Ufficio scolasti­co regionale e quello provin­ciale per il ridimensionamen­to del numero di insegnanti previsto dalla finanziaria. I ge­nitori, sostenuti dall’associa­zione Ledha (Lega per i diritti delle persone con disabilità), dall’istituto comprensivo Ca­valieri, dalla scuola primaria Ferrante Aporti e dal­­l’I. T.S.O.S. Albe Steiner, nel ri­corso presentato il 10 novem­bre, chiedevano al tribunale di «accertare e dichiarare il ca­rattere discriminatorio del comportamento tenuto dal ministero e dagli uffici scola­stici regionali e provinciali per aver previsto una dotazione di organico di insegnanti di so­stegno scolastico inferiore a quello necessario». Nell’ordinanza, cui seguiran­no le motivazioni, il giudice Patrizio Gattari ritiene «accer­tata la natura discriminatoria della decisione delle ammini­strazioni scolastiche di ridur­re le ore di sostegno scolastico per l’anno in corso rispetto a quelle fornite nell’anno scola­stico precedente (2009/2010)» e pertanto «ordi­na alle amministrazioni con­venute la cessazione della con­dotta discriminatoria e con­danna i convenuti, ciascuno per le rispettive competenze, a ripristinare, entro trenta giorni dalla comunicazione della presente ordinanza, per i figli dei ricorrenti il medesi­mo numero di ore di sostegno fornito loro nell’anno scolasti­co 2009/ 2010». Nel documento di 36 pagine i legali, pur riconoscendo lo «sforzo» del provveditorato, che aveva adeguato con altre 490 cattedre di sostegno per tutta la Lombardia, facendo salire così a 12154 i posti, cui sono stati poi aggiunti altri 554 posti «in deroga», lamen­tano la progressiva riduzione del numero complessivo di in­segnanti a fronte dell’aumen­to dell’8% degli studenti disa­bili. Non si tratta di una que­stione meramente numerica per il provveditorato: il ragio­namento dei giudici è in con­traddizione con la logica della legge 104 per l’inclusione, di­cono. Non si può ragionare so­lo in termini di ore di soste­gno, come se fossero avulse dal contesto, perché per inte­grare gli alunni sono fonda­mentali anche gli insegnanti della classe, i compagni e il contesto di vita. Non solo, la sentenza della Corte costituzionale citata nel ricorso- sottolineano da via Ri­pamonti- parla esplicitamen­te di risorse per il disabile nel loro complesso. L’ufficio sco­lastico regionale sta valutan­do se ricorrere contro la sen­tenza, per salvaguardare «la li­nea tenuta dall’amministra­zione ».

Parallelamente prov­vederà a ottemperare all’ordi­nanza ma, avverte, verranno coperte le ore aggiuntive con insegnanti non specializzati perché in tutte le province del­la L­ombardia per le scuole ele­mentari e medie non ci sono più a disposizione insegnati di ruolo.

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