Politica

I politici tornano a scuola

La riscoperta dei corsi di formazione politica. Per evitare gaffe in tv, conquistare elettori e rimpinguare le casse

I politici tornano a scuola

Un po' per evitare i dilettanti allo sbaraglio (pericolosissimi, specie in tv), un po' per fare breccia tra l'elettorato più giovane, un po' anche per autofinanziarsi con le rette di iscrizione, nei partiti tornano di moda le scuole di formazione politica. Nel Pd non sono una novità, la prima scuola di formazione interna, l'«Istituto di studi comunisti», più conosciuto come «Frattocchie» dal nome della località fuori Roma in cui aveva sede, è andata avanti per mezzo secolo, prima che l'immobile fosse venduto dai Ds nel '93 per ripianare i debiti. Ma la scuola quadri dei nipoti del Pci è proseguita ininterrottamente sotto altre forme, fino al Pd di Bersani e adesso con quello di Matteo Renzi. Ma anche altri partiti, dalla Lega di Salvini a Forza Italia, formano le nuove leve anche con le scuole di politica. Non tutti. Fratelli d'Italia non ha una scuola di partito vera e propria, solo dei laboratori all'interno di Atreju, il meeting annuale del movimento guidato da Giorgia Meloni. Così anche Sel, che ha lanciato l'anno scorso una sorta di Leopolda rossa, «Human factor», replicata a livello regionale dalle sedi locali di Sinistra e libertà. Dibattiti, incontri, convegni con esperti, ma non una scuola di partito. In altri movimenti politici invece sono le fondazioni, legate ad una corrente o ad un singolo leader, a offrire seminari e master di formazione politica. Ma se parliamo di scuole di partito vere e proprie, l'elenco è questo.

LEGA

Oltre alle scuole quadri destinate ad amministratori e militanti organizzate dalle segreterie nazionali (equivalente a regionali) della Lega Nord, da quest'anno il partito di Salvini lancia una nuova «Scuola di formazione politica», con l'intenzione di «arricchire le conoscenze politiche e istituzionali di tutti coloro che intendono partecipare al progetto politico di Matteo Salvini». L'organizzazione è affidata ad Armando Siri, diventato negli ultimi mesi, pur non avendo una storia da leghista, uno dei più stretti consiglieri di Matteo Salvini. «Abbiamo selezionato 300 partecipanti, tramite dei questionari, su più di 2mila richieste ricevute – racconta Siri -. I criteri sono stati la motivazione ma anche l'età. Abbiamo dato assoluta priorità ai giovani, con noi ci saranno anche una trentina di studenti under 18. Sono pochissimi i militanti o gli amministratori della Lega, l'obiettivo di questa è di aprirci a società civile». Molte richieste anche se il corso non è gratis: 590 euro l'iscrizione per sei giornate di lezioni a Milano oppure a Roma, a partire dall'11 ottobre. I temi variano dai rapporti dell'Italia con la Ue, a fisco e lavoro, la nascita dello Stato moderno, l'economia, e poi la comunicazione politica. Tra gli ospiti giornalisti e scrittori (Ferruccio de Bortoli, Massimo Fini, Pietrangelo Buttafuoco, Marcello Foa, Nicola Porro), politici (Roberto Maroni, Giovanni Toti, Stefano Fassina, Renato Brunetta), docenti universitari (Giovanni Orsina, Antonio Maria Rinaldi, Nino Galloni, Giuseppe Valditara). «Al termine del ciclo di formazione - viene specificato nella brochure della scuola - verrà rilasciato direttamente da Matteo Salvini un attestato di partecipazione».

FORZA ITALIA

Sono anni che Silvio Berlusconi medita su una scuola di formazione politica liberale. Dell'«Università della libertà», che doveva nascere a Villa Gernetto, ci sono aule e attrezzature per le lezioni, finora utilizzate solo per qualche seminario e incontri con i giovani (mentre è ancora in piedi il progetto di fonderla con la Fondazione Einaudi). Dal 2014 è attiva l'«Accademia», una scuola di politica organizzata con i Club Forza Silvio, guidati da Marcello Fiori. Sulla pagina principale del corso campeggia una foto di Berlusconi e la scritta: «Vogliamo un movimento composto da persone formate e preparate». Al corso del 2014, organizzato in due semestri frequentabili anche in via telematica, hanno partecipato 136 «alunni», più della metà sotto i 40 anni. «Nel corso di quest'anno ci concentreremo sull'amministrazione e sugli enti locali – spiega Fiori -. Vogliamo formare dei giovani e bravi amministratori, fornire loro la cassetta degli attrezzi per affrontare e risolvere i problemi. Quindi non solo lezioni teoriche ma anche analisi di casi pratici riprendendo le migliori esperienze dei nostri sindaci in tutta Italia». Costo 650 euro (e 60 crediti formativi), tra i docenti lo stesso leader di Forza Italia, con due lezioni: «Introduzione per la politica del buon governo» e «Linguaggi della comunicazione pubblica e istituzionale». Ma parallelamente Forza Italia, con il responsabile formazione enti locali Alessandro Cattaneo, sta preparando per fine novembre una scuola di politica (full immersion di tre giorni) a Pietrasanta, sul modello della vecchia di formazione politica di Fi a Gubbio, quando c'era ancora Bondi.

PD

È stato ad una direzione Pd di un anno fa che Matteo Renzi ha lanciato il progetto delle sue Frattocchie 2.0. «Le primarie hanno lanciato persone alla primissima esperienza: un fatto positivo, ma anche un rischio molto forte – disse davanti a parlamentari e dirigenti piddini -. Serve una campagna di formazione politica», e tra le materie da studiare metteva anche le serie tv americane tipo House of cards . Non si è ancora arrivati ai corsi su Frank Underwood, il diabolico protagonista della serie made in Usa, ma l'impronta renziana inizia a vedersi. «Il segretario tiene molto alla formazione e ci sta puntando» ci racconta Adrea De Maria, deputato e responsabile nazionale Pd per la formazione. «Stiamo puntando molto sulla Rete, con dei corsi a distanza, e sulla comunicazione, saper usare i social network è diventato molto importante per chi fa politica». Altra novità del nuovo corso renziano sono i «tavoli di lavoro», in stile Leopolda. «All'ultimo corso, svolto all'interno della festa nazionale dell'Unità a Milano, li abbiamo organizzati ed è un modello che cerchiamo di usare sempre più spesso». Nell'arco di un anno il Pd nazionale, senza cioè contare le iniziative dei circoli locali, mette in piedi più di 200 ore di corsi. Ad insegnare vengono ministri, amministratori, parlamentari e docenti universitari, iscritti ad un apposito «albo di formatori» del Pd. Poi il partito ha una collaborazione con l'università La Sapienza per corsi e master a distanza, destinati ai quadri del Pd. «Il tratto della fase politica che stiamo vivendo è la ritrovata centralità della politica – si legge nel Piano di lavoro del Dipartimento formazione del Pd -. Chiusa, speriamo per sempre, la stagione dei tecnici, la politica riconquista il proprio spazio, torna ad assumere con coraggio su di sé la responsabilità di governare il Paese e di cambiarlo. E questa rinnovata centralità della politica impone un nuovo investimento nella formazione». Corsi e seminari organizzati dal Pd sono gratis per i partecipanti (e anche, salvo qualche rimborso spese, per i docenti), i due Master organizzati con la Sapienza, invece, a pagamento. Per i piddini che invece non si riconoscono in Renzi, c'è la scuola di politica (anzi di politiche, al plurale) appena aperta da Enrico Letta. Aperta ai giovani nati tra l'1 gennaio 1989 e il 31 dicembre 1996, gratuita previa selezione da parte del Comitato composto da Emma Bonino e l'economista Pascal Lamy, lezioni fino a maggio 2016.

NCD

Il Nuovo centrodestra di Angelino Alfano ha due anni di vita, pochi per pensare ad una scuola di formazione per i futuri dirigenti di Ncd, anche perché non è chiaro il destino del partito. Qualche sporadica iniziativa però c'è. Nel 2014 si è tenuta un «Scuola di formazione politica in studi europei» destinata a 100 giovani, promossa dall'ex deputata Erminia Mazzoni, sotto l'egida del Ppe, il Partito popolare europeo. Anche quella con la collaborazione di Magna Carta, la fondazione di Gaetano Quagliariello, motore culturale dietro a Ncd. La Magna Carta organizza ogni anno, da un decennio, una Summer School di formazione politica (costo 1500 euro, per chi non si aggiudica una delle 40 borse di studio a disposizione). Cinque giorni di lezioni e sessioni con dibattiti e ospiti politici. All'edizione 2005 si sono alternati sul palco dall'ambasciatore Usa John Phillips all'ex premier Letta, ai ministri Lorenzin, Gentiloni, Guidi, Giannini e ovviamente Alfano, leader di Ncd, e Quagliariello, padrone di casa.

M5S

Per un movimento che rifiuta l'etichetta di partito («Non siamo un partito, non siamo una casta, siamo cittadini punto e basta» recita l'inno M5S), parlare di scuole di partito è blasfemia. Beppe Grillo le ha scomunicate ufficialmente dal suo blog, fonte del verbo grillino: «Il M5S non è un partito e non ha bisogno di imitazioni di scuole politiche di indottrinamento come quella delle Frattocchie del Pci». Dunque le iniziative locali – piuttosto frequenti e diffuse - dei Cinque stelle e dei meet up grillini non sono rappresentative del Movimento: «Le scuole di politica organizzate da alcuni portavoce del M5S in Emilia Romagna per insegnare a fare opposizione a 5 Stelle non sono riconosciute dal'M5S e non hanno alcuna funzionalità organizzativa» si legge sempre sul blog del leader. Ma basta cambiare le parole, dire «incontri» e non «scuola di partito», e anche nel M5S a livello nazionale si trova qualcosa del genere. La Casaleggio ha organizzato, nei momenti critici del M5S, corsi di comunicazione per alcuni parlamentari scelti, per analizzare gli errori e diventare più efficaci. Training specifico anche per chi va in tv.

Ma non chiamatela scuola di partito, sennò Grillo vi fulmina.

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