Politica

Basta un ghiacciolo a svelare l'inganno dell'euro

Nessun parlamentare ha votato per l'ingresso dell'Italia nell'euro, è stato voluto da Ciampi e Prodi e gli italiani lo hanno subito

Basta un ghiacciolo a svelare l'inganno dell'euro

Dopo un lungo, imbarazzato, silenzio torna a scrivere su Repubblica il professor Cordero. La sua scrittura è bella e nervosa, il suo pensiero teso e fulmineo. La lettura dà piacere. E, per una volta Cordero esce dall'ossessione di Berlusconi. Il tema unico cui ha dedicato per quasi un ventennio tutti i sui articoli. Esulto festeggiando la liberazione. Il primo scritto senza Berlusconi. Ricerco il senso traendo piacere dalla bella scrittura, ma il discorso appare ondivago. Il professore non resiste e sul finire l'ossessione ritorna. La premessa è «Molti italiani sono nomòfobi, sordi all'idea di una razionalità normativa e smaniano seminando disordine». Poi passa da D'Annunzio al Fascismo, a Badoglio. Il discorso è interessante, ma il veleno è nella coda. E contagia anche il Cordero apparentemente liberato: «Quarantasette anni dopo, l'Italia scopre d'essere corrotta. Ne passano ancora 22. Era appena visibile l'affarista d'origini oscure, ciarlone in stile da commesso viaggiatore: politicanti corrotti gli vendono l'etere; monopolista del trash televisivo, regola cervelli, disinnescando pensiero, sentimenti, gusto, e fosse due dita più alto (statura intellettuale), saremmo suoi sudditi, perché gli avversari stavano rispettosi, cappello in mano, inclini alle sciagurate “larghe intese”». È il «male oscuro» di Berlusconi. Anche da caduto contagia il povero Cordero. Diversamente da altri apocalittici (come Ceronetti o Umberto Eco), non è riuscito a pensare ad altro.
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Ha avuto molta fortuna la mia invettiva a Piazza Pulita contro l'euro, basata sull'elementare esempio del ghiacciolo di Savelletri, da tre euro. Da anni, dai tempi della lira, io vado in giro senza soldi in tasca. Non mi sono accorto del passaggio all'euro. L'assistente che mi accompagna ha carta di credito per benzina e alberghi. Quella volta, solo, a Savelletri, chiesi il prezzo del ghiacciolo, e feci il rapido cambio in lira. Un ghiacciolo uguale a tre euro, uguale a seimila lire. Sulle cose di poco valore l'euro è stato devastante. Anche chi guadagna tremila euro al mese spende ogni giorno trenta euro senza accorgersene. Cuore di tenebra di Joseph Conrad è messo in vendita da Newton Compton a 0,99 centesimi, millenovecento lire; Il Corriere della Sera costa 1,40 euro, duemila ottocento lire. Chi legge quattro giornali spende 5 euro, diecimila lire. È giusto?

L'ostinato Gian Luca Brambilla, che si è scornato con me, forse aveva buoni argomenti per difendere l'euro. Ma ripeteva che «gli italiani hanno voluto l'euro». I suoi toni erano perfetti. E io non volevo discutere la sostanza, ma la forma. Gli italiani non hanno deciso niente. Io, nel 2001, ero in Parlamento e al governo, e appartenevo a una nomenclatura che poteva avere il diritto di decidere. Ma nessuno mi ha chiesto niente. Nessuno di noi ha votato. L'euro è stato voluto da Ciampi e Prodi e gli italiani lo hanno subito, pensando che fosse una cosa buona. Si è accettato un dogma, anche fiduciosi. Ma io, che italiano sono, non posso accettare di condividere una responsabilità che non ho avuto. Se allora nessun parlamentare votò, è certo che oggi, se gli italiani potessero votare, si uscirebbe dall'euro. I giornali costerebbero 800 lire (in euro eventuale 0,40), il caffè 900 lire (0,45 euro), il ghiacciolo 500 lire (0,25 euro).


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