Politica

Berlusconi cena con Alfano ma è perplesso sulle primarie

L'ex premier teme che il voto possa trasformarsi in una conta interna ed è deciso più che mai ad andare avanti verso una lista sganciata dal Pdl

La torta c'era, gli auguri di compleanno pure. Quel che forse è mancato ad Angelino Alfano nella cena di ieri sera a Palazzo Grazioli è stato l'avere in regalo la certezza che il Cavaliere non stia pensando a un'altra lista da affiancare a un Pdl con cui l'ex premier continua a non sentirsi in sintonia.
Certo, Silvio Berlusconi ha voluto tranquillizzare i suoi interlocutori, da Alfano a Gianni Letta fino a Fabrizio Cicchitto. E ha assicurato di non avere nulla contro il Pdl, se non la convinzione sia necessario un cambio di nome e di simbolo. Circostanza, questa, su cui peraltro concorda da tempo anche il segretario di Via dell'Umiltà.

Il problema, però, è che l'ex premier continua a guardare al cosiddetto «piano b» che in verità più che una via alternativa è la sua prima scelta. Ecco perché continua a sondare le categorie produttivi e alcuni giovani imprenditori che vorrebbe coinvolgere nel progetto. Ci sta lavorando anche Alessandra Ghisleri che continua a «sondare» diverse ipotesi per valutarne l'efficacia e l'appeal.
Per il momento, però, Berlusconi ha deciso di concedersi una pausa di riflessione. Almeno fino a metà della prossima settimana, quando rientrerà ad Arcore e riprenderà in mano il dossier dopo qualche giorno di relax in Kenya, nel resort di Fabio Briatore a Malindi dove era già stato qualche tempo fa. Una vacanza per rimettersi in forma, anche nell'eventualità di una campagna elettorale da giocare in prima linea. Non è un caso che il Cavaliere sembra sia intenzionato a tornare in tv – magari a Porta a Porta – già la settimana prossima.

Di sicuro, resta distante – quantomeno fisicamente – dal partito di via dell'Umiltà. Ieri, infatti, ha passato la giornata a Montecatini per un check up ortopedico, è arrivato a Roma quasi a sera e si è intrattenuto giusto il tempo della cena con Alfano per poi prendere il volo per il Kenya verso le undici di sera. Si guarda bene, insomma, dall'occuparsi delle primarie oppure dal partecipare all'incontro con i coordinatori del partito convocati da Alfano a via dell'Umiltà, una riunione durante la quale il segretario ha smentito qualsivoglia frizione tra lui e l'ex premier. Al netto di eventuali incomprensioni, però, sembra che Berlusconi continui a manifestare una certa perplessità sullo strumento delle primarie. Perfino con alcuni dei possibili candidati che hanno avuto occasione di sentirlo al telefono avrebbe obiettato che rischiano di trasformarsi in una conta interna tra le varie correnti senza portare alcun beneficio d'immagine nei confronti di un'opinione pubblica stanca delle solite vecchie facce. Inoltre, nel partito c'è la preoccupazione di non riuscire ad allestire i gazebo necessari a raccogliere un numero di votanti che non sfiguri con quelli delle primarie del Pd. La questione non è solo organizzativa ma anche economica, visto che il Cavaliere avrebbe fatto intendere ai vertici di via dell'Umiltà di non voler tirar fuori un euro di tasca sua. Insomma, «problemi vostri».
E nel partito la distanza del Cavaliere è percepita, tanto che qualcuno inizia a temere che Berlusconi possa decidere di strappare anche a primarie ancora aperte, eventualità che potrebbe essere devastante per il Pdl. Tutte decisioni su cui potrebbero pesare anche le vicende giudiziarie, a partire dalla sentenza Ruby attesa per gennaio.

Una questione di cui l'ex premier non avrebbe ancora parlato con Giorgio Napolitano visto che il Quirinale assicura che tra i due non c'è stato alcun colloquio telefonico dopo la sentenza sui diritti tv Mediaset.

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