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“Campo dell’alternativa”. Ora Bersani vuole il carrozzone anti-Meloni

L'ex segretario Pd manda un messaggio al fronte giallo-rosso: "Fate un passo avanti, il punto di mediazione si trova". Ma Conte frena: "No ad alleanze a tutti i costi"

“Campo dell’alternativa”. Ora Bersani vuole il carrozzone anti-Meloni

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Dopo la risicata vittoria in Sardegna – dovuta più a demeriti del centrodestra che a meriti del campo largo – la sinistra ha un nuovo mantra preferito: tutti sul carrozzone anti-Meloni, nessuno escluso. Dalla segretaria dem Elly Schlein alla corrente più massimalista dem, passando ovviamente per i volti storici della sinistra italiana, il messaggio è univoco. Tra i sostenitori più agguerriti dell’accozzaglia, divisa in Aula ma unita dal livore ideologico contro l’esecutivo, non poteva mancare l’ex segretario Pd, Pier Luigi Bersani.

Incalzato per l’occasione da La Stampa, l’ex leader della sinistra italiana lancia un messaggio ai due protagonisti del famigerato campo largo, Elly Schlein da un lato e Giuseppe Conte dall’altro. "C'è un dibattito stucchevole sulla definizione campo largo o giusto – esordisce Bersani - parole che non dicono nulla se non la divisione”. Una divisone che, secondo la logica di Bersani, non coincide con la presunta unità regionale e possibilmente nazionale tra dem e grillini. Il nome è già pronto: “Chiamiamolo campo dell'alternativa. Poi, quando saremo vicino alle politiche, troveremo un nome meno campestre”. A poco importa che sui principali dossier di politica interna ed estera i due schieramenti progressisti vanno in direzioni opposte. Allo stesso modo Bersani fa finta, più o meno velatamente, di dimenticarsi completamente delle eterne divisioni, politiche e personali, tra gli esponenti riformisti dell’ex Terzo Polo e il movimento massimalista a cinque stelle.

“Andiamo bene nelle città – assicura Bersani - spesso perdiamo ancora nella Sardegna profonda, come nell'Italia profonda. La sinistra deve frequentare di più i bar". E sul leader della coalizione spiega: "Bisogna fare come in Sardegna: trovare la candidatura giusta che interpreti questo mondo più largo, come ha saputo fare Todde". Un inno al campo largo che dopo la vittoria regionale in Sardegna viene ripetuto come una filastrocca dagli studenti della gauche nostrana. Con uno sguardo rivolto all’Abruzzo, un’altra sfida ravvicinata tra maggioranza e opposizione. “Se si vuole fare un'alleanza, il punto di mediazione si trova. Se facciamo un passo avanti, è l'inizio di un problema serissimo per la destra. Se cincischiamo, sarà solo una battuta d'arresto, comunque non da poco. Ora tutti in Abruzzo, io andrò e sarò sul palco con Elly Schlein: nessuno stia a pettinare le bambole".

Un ritornello ripetuto a menadito anche dall’ex premier e leader del M5S, Giuseppe Conte. "L’altra lezione – spiega il leader del Movimento incalzato dal Quotidiano Nazionale - è che costruire un campo giusto e credibile con altre forze progressiste su programmi precisi, realizzabili e concreti, premia. Da qui parte l’alternativa per mandare a casa Meloni e soci". Il modello del campo largo strettamente giallo-rosso, però, non convince a pieno l’ex avvocato del popolo che sentenzia:“È una questione di sostanza: non ci interessa fare un’alleanza elettorale a tutti i costi, solo per il potere, e poi ritrovarci il giorno dopo la vittoria senza sapere come governare con i nostri alleati”. Dalle parole di Bersani e di Conte, tra le mille divergenze, riscontriamo in controluce un unico punto condiviso: l’odio verso Giorgia Meloni e il governo che presiede. Se l’ex segretario dem decide di alzare i toni dello scontro, definendo Meloni come “travestita da nonna in Cappuccetto rosso, il leader pentastellato non è da meno e rilancia: "Noi non faremo come Meloni, che ha tradito chi l’ha votata".

Una strategia comunicativa che esaspera inutilmente i toni dello scontro e, sicuramente, non fa bene nè all'eventuale campo largo nè al normale dibattito democratico.

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