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Caro Alfano hai sei mesi per non fare la fine di Fini

A oltre un mese dalla scissione non si è ancora capito per quale motivo alcuni ex fedelissimi - e beneficiati - del Cavaliere abbiano fondato il Nuovo centrodestra

Caro Alfano hai sei mesi per non fare la fine di Fini

A oltre un mese dalla scissione avvenuta nel partito berlusconiano, non si è ancora capito per quale motivo (autentico) alcuni ex fedelissimi - e beneficiati - del Cavaliere abbiano fondato il Ncd, Nuovo centrodestra. Un mistero che la riunione organizzata dall'ex segretario del Pdl, postosi a capo della neonata formazione politica, non ha svelato. Anzi, lo ha infittito. Angelino Alfano, pur sfoggiando un'oratoria sorprendentemente vibrante, ha detto le cose di sempre, udite mille volte quando ancora non aveva abbandonato la «casa del padre»: riformare la giustizia, rilanciare l'economia, cambiare la legge elettorale eccetera. La solita predica che nessuno - né a dritta né a manca - è mai riuscito a tradurre in realtà.
Il leader siculo, imbottito di vitamine, è parso di buon umore e perfino ottimista. E questo è un secondo mistero, mica tanto gaudioso, poiché lo sdoppiamento del centrodestra, non avendo dimostrato di avere un senso, non autorizza a pensare che possa portare a risultati elettorali soddisfacenti. Almeno per il momento.

Alfano e la sua orchestrina, che i sondaggi danno al 4-6 per cento, appoggiano la maggioranza di governo dominata dal Pd e che ha fatto delle tasse il proprio cavallo di battaglia, esattamente il contrario dei programmi di Forza Italia. Per il resto, il Ncd è la fotocopia sbiadita del partito dal quale si è staccato gridando ai quattro venti che non sopportava l'estremismo degli ex amici. Quale estremismo? Quello di Raffaele Fitto? Ma se quest'uomo è più mansueto di un agnello! Quello di Daniela Santanchè, che si limita a considerare indispensabile la leadership di Silvio Berlusconi? È incredibile.

Dal Pdl uscì a suo tempo Gianfranco Fini perché si era innamorato della sinistra e ne cercava - ottenendoli - gli applausi, senza rendersi conto che essa lo blandiva per meri interessi di bottega, essendo ben lieta che il Cavaliere perdesse qualche pezzo. Ora dal medesimo schieramento sono usciti gli alfaniani, a occhio e croce per le stesse ragioni, più qualche premietto: poltrone ministeriali. Provvisorie, però, giacché Matteo Renzi ha già annunciato che cinque dicasteri per un gruppo esiguo quale è quello di Ncd sono troppi, pertanto saranno presto ridotti in base a equilibri numerici. In effetti il Pd ha un esercito di parlamentari, Alfano solo un plotoncino.

Insomma, addio sogni di gloria per i transfughi. Quindi la domanda è la seguente: chi gliel'ha fatto fare all'ex delfino del Cavaliere, a Fabrizio Cicchitto, a Gaetano Quagliariello e soci di voltare le spalle al vecchio partito nelle cui file sono stati eletti e hanno fatto carriera? Più passano i giorni e più la spiegazione diventa chiara: anzitutto, l'attaccamento alla cadrega; poi il timore che Berlusconi sia in procinto di essere giubilato e che Forza Italia, priva del timoniere, finisca in balia delle onde, ovvero di coloro i quali sono convinti che una linea dura nel centrodestra paghi più di un atteggiamento morbido nei confronti dei progressisti e del loro mentore, Giorgio Napolitano, considerato il burattinaio del teatrino politico.
Non è passato per la mente ad Angelino e soci che in un momento delicato e di sbandamento, come l'attuale, l'unica strategia fosse e sia la compattezza, cioè l'unione che, notoriamente, fa la forza, mentre la divisione lacera e indebolisce. La sensazione è che tra due partiti simili, uno doc (Forza Italia) e uno scopiazzato male dal primo, sia destinato a sopravvivere l'originale e a scomparire il clone, com'è accaduto al Fli di finiana memoria. Non ci vorrà molto tempo per verificare se la nostra ipotesi sia o no campata in aria. Tra cinque mesi si voterà per le europee e lì cascherà l'asino, se di asino si tratta.

Se il Ncd, come supponiamo, non supererà la soglia di sbarramento del 4 per cento, si affloscerà più di un palloncino bucato. E il Pd, che ha benedetto la scissione, si sbellicherà dalle risa. Il cinismo della sinistra è evidente. Pensate: dopo aver distrutto mediaticamente Roberto Formigoni, La Repubblica lo ha santificato non appena questi ha saltato il fosso. Se l'ex governatore della Lombardia non ce la farà a spingere il proprio partitino (lo stesso di Alfano) a Bruxelles, verrà rimesso alla berlina. O scaricato come un peso morto.

Fini docet.

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