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Corsa contro il tempo

L'inizio del primo anno del nuovo governo di centrodestra è segnato dall'emergenza economica.

Corsa contro il tempo

L'inizio del primo anno del nuovo governo di centrodestra è segnato dall'emergenza economica. Non che fosse imprevista: il quadro macro non è cambiato. Ma la vicenda del ritorno delle accise sulla benzina, con il prezzo dei carburanti schizzato all'improvviso e in molti casi a livelli esagerati e sospetti, ha scatenato l'attenzione mediatica e scosso l'opinione pubblica, mantenendo acceso il faro sulle difficoltà degli italiani. Tra pochi giorni, 25 e 26 gennaio, ci sarà uno sciopero dei benzinai che, in fin dei conti, sarà la prima protesta organizzata contro l'esecutivo guidato da Giorgia Meloni. Non passa una settimana senza che un qualche dato economico diffonda nuova ansia sulla situazione finanziaria degli italiani. L'inflazione congiunturale a due cifre riduce redditi e patrimoni, mentre il trend della crescita dei tassi d'interesse annunciato dalla Bce aumenta i costi delle aziende e minaccia la tenuta dei conti dello Stato. In questo quadro il governo ha iniziato a ragionare su una delle due grandi riforme di sistema che lo attendono al varco del «fact checking» relativo alle promesse elettorali, quella delle pensioni. Ma il suo focus - l'abbassamento dell'età pensionabile - ogni giorno che passa appare più insostenibile. Mentre per quanto riguarda la seconda grande riforma, quella fiscale, pare difficile che in tempi brevi maturino le condizioni per tagliare le imposte ad ampie fette di popolazione. Per dare ossigeno all'economia ci vorrebbe una svolta geopolitica in grado di porre fine all'emergenza energia. È una difficile corsa contro il tempo: come ha ricordato la Banca d'Italia sul suo ultimo bollettino, l'ampliamento del disavanzo nel 2023 è stato dedicato ad attenuare l'impatto dei rincari energetici su famiglie e imprese. Ma quei 20,5 miliardi stanziati finiranno tra solo due mesi, al termine del primo trimestre. Poi si tornerà in mare aperto. Di nulla di tutto ciò si può incolpare il governo Meloni. L'attuale momento economico e finanziario è in parte ereditato dai precedenti governi, in parte legato a una congiuntura che arriva da lontano. Ma questa sorta di rendita di posizione, che fornisce al governo uno scudo protettivo, è destinata prima o poi a esaurirsi. E nel frattempo l'ascensore sociale ed economico rischia di continuare a scendere, preparando per la maggioranza un clima generale che tende a essere peggiore di quello attuale. In queste circostanze ci pare opportuno che la premier, il suo governo e la maggioranza che lo sostiene ragionino su una risposta da dare. Serve una reazione da proporre, soprattutto nei confronti delle classi sociali più in difficoltà. A partire dalla cosiddetta classe media, collante sociale ed economico del Paese.

Per evitare che il caso accise/benzinai non sia solo il primo di una serie.

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