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“Democrazia a rischio”. Amato e il solito rancore anti-Meloni

L'ex premier si scaglia contro il governo Meloni: "Destra populista, l'Italia può seguire Polonia e Ungheria"

“Democrazia a rischio”. Amato e il solito rancore anti-Meloni

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“Democrazia a rischio”. Amato è il solito disco rotto anti-Meloni

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Nuovo anno, stesse abitudini. L’ex presidente della Corte Costituzionale, Giuliano Amato, ricomincia a scagliare veleno contro Giorgia Meloni e il governo che presiede. L’occasione è una lunga intervista sulle colonne de La Repubblica. Il repertorio, nemmeno a dirlo, è sempre lo stesso: dalla deriva ungherese alla Viktor Orbàn al rischio autoritario dietro l’angolo, passando per l’allarme fascismo mai tramontato. L’ex premier, direttamente dalle pagine del quotidiano “progressista”, avvisa i lettori: “La democrazia è a rischio. L’Italia può seguire Polonia e Ungheria.

Il motivo di questa torsione autoritaria è presto detto: la colpa è del governo Meloni, o meglio, dell’intera compagine di centrodestra. “Guardo all’anno nuovo con una buona dose di apprensione”, esordisce Amato inaugurando questo 2024 con gli stessi ritornelli dell’anno scorso. Un’apprensione, continua l’ex premier, “per la nostra destra populista che non riesce a non esserlo, per la somma di fragilità democratiche antiche e recenti che pesa sul nostra paese”. La destra di Meloni, ci avvisa Amato, “non ha la cultura politica di Reagan né della Thatcher né di Major. È un’altra cosa, che ha a che fare con l’ideologia dell’ostilità e del rancore. Ed è ancora più complicato sradicarla”. Il modus operandi di Amato è ormai ben noto: prendere gli ex leader conservatori inglesi o americani, che l’ex premier detestava alla stessa maniera se non peggio, e usarli contro l’odierna destra italiana, forte sia nelle Stanze dei bottoni sia tra i cittadini.

“Giorgia Meloni – aggiunge Amato – è stata capace di raccogliere scontentezze di varia natura: i perdenti di una battaglia lontana, i nostalgici di un fascismo che non c’è più, e i perdenti di oggi”. Gli esempi, secondo la logica fantasiosa di una certa sinistra ripresa alla perfezione da Amato, sono molteplici. “Chi compare nella lista nera? – si chiede amato – Quelli con il reddito di cittadinanza, perché non è giusto che tu che non fai nulla percepisca più di me. Cosi come mi risulta intollerabile che un migrante occupi una casa popolare. Ecco, agli occhi degli elettori di destra populista questi da me elencati sono tutti esempi di trasgressione”. La vera preoccupazione, a ben vedere, sono le parole dell’ex presidente del Consiglio. Nell’Italia di Amato, pare di capire, le occupazioni abusive sono premesse e l’assistenzialismo sfrenato è il vero motore della nazione.

Ma il vero problema per il futuro, spiega con sprezzo del ridicolo, è il governo di Giorgia Meloni e le sue perversioni autoritarie. “È percepita come un nemico anche la Corte Costituzionale – dice Amato – L’abbiamo visto in Polonia. E Ungheria: le prime ad essere messe nella lista nera sono state le Corti europee, poi le Corti nazionali”. Insomma, secondo la versione di Amato siamo davanti a un nuovo declino autoritario tipico di un altro Ventennio, ormai consegnato alla storia. L’unica possibile via d’uscita è consegnare il paese alle opposizioni: “A loro spetta il compito di cambiare sé stessa – conclude Amato – mettendo in difficoltà l’avversario politica”.

Una sfida, almeno per ora, surreale:“Per ora – ammette l’ex premier – non vedo competizione”.

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