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Fitto vuol tentare l'affondo Gli alfaniani non ci stanno

L'ex governatore pugliese e i lealisti ora vogliono arrivare alla conta nel partito. Ma per gli uomini di Angelino il rischio è di fare un grosso regalo alla sinistra

Fitto vuol tentare l'affondo Gli alfaniani non ci stanno

Roma - La ferita è aperta, il rebus della spaccatura interna ancora irrisolto, lo spettro della scissione «oscillante» da un campo all'altro. Il bollettino dello scontro tra «lealisti berlusconiani» e «alfaniani» registra una giornata di calma apparente, ventiquattro ore in cui i due schieramenti provano a rinsaldare gli schieramenti interni e a prepararsi a un confronto che si annuncia quantomai duro.

La prossima mossa è annunciata e toccherà a Raffaele Fitto, l'uomo che con un'intervista ha deciso di prendere le redini di un ampio schieramento, chiedere a gran voce il congresso e rappresentare quella vasta area parlamentare che non si riconosce nelle posizioni adottate da Angelino Alfano al Senato, in occasione del dibattito sulla fiducia al governo Letta. L'ex governatore pugliese è convinto che sia necessario offrire un'alternativa ai tanti elettori che hanno vissuto male l'offensiva pro-Letta e la sconfessione della linea berlusconiana e minacciano di non votare più Pdl. Per questo Fitto ha lanciato l'idea della conta interna perché, spiegano nel suo fronte, «ciò che valeva per Berlusconi, non può valere per nessun altro e non si può pensare di procedere in una fase come questa a colpi di cooptazione».

L'obiettivo che si pone Fitto è quello di misurarsi all'interno di una naturale dinamica di partito. Una tesi esposta in maniera forte nell'intervista al Corriere e che verrà ribadita questa sera nel suo intervento a Ballarò dove i toni adottati potrebbe ulteriormente salire di tono e dove potrebbe essere adombrata la possibilità di una scissione a destra, in assenza di adeguato ascolto da parte dello stato maggiore del partito. Se nel campo degli alfaniani si punta sulla consueta allergia di Berlusconi ai congressi e sul suo desiderio di unità, espresso a più riprese a chi lo ha interpellato, in quello del governatore pugliese si ritiene che al presidente del Pdl non dispiaccia affatto questo affondo. Fitto, peraltro, promette di non fermarsi, anche al di là di eventuali richieste da parte dello stesso Berlusconi. In molti dentro il partito restano alla finestra, anche se in particolare nel mondo degli ex An si guarda con interesse all'operazione Fitto, considerata come l'unica che possa assicurare un solido ancoraggio nel perimetro del centrodestra. Insomma la possibilità di arrivare a un match dal risultato non scontato per la guida del Pdl tra due quarantenni per ora resiste.

Gli alfaniani, dal canto loro, non hanno certo vissuto bene l'iniziativa dell'ex governatore pugliese. La linea resta quella di queste ore. Ovvero: fare il congresso adesso significherebbe dare vita a una scazzottata e trasformare il partito in un ring, facendo un enorme regalo alla sinistra che non a caso è quella che soffia più di tutti sulla scissione. Inoltre anche «l'idea che Alfano voglia conquistare la radio, la centrale elettrica e telefonica e fare una specie di colpo di Stato all'interno del Pdl, rimuovendo tutti i dirigenti a lui sgraditi» spiega un alfaniano «fa parte di un'idea sbagliata del momento che stiamo vivendo». Anche perché, aggiunge un altro dirigente, «non dimentichiamo che c'è bisogno comunque della firma di Berlusconi su qualunque atto venga adottato». Per il momento quindi l'obiettivo è quello di congelare lo scontro e mettere l'accento sulla necessità di impegnarsi davvero a difesa degli italiani, attraverso una incisiva azione di governo. «La linea politica è quella della fiducia al governo di larghe intese: ha vinto Alfano e la sua leadership. Così fino al 2015» spiega categorico Roberto Formigoni. Per rappresentare in maniera chiara questi concetti i cinque ministri si sono sentiti in queste ore per preparare la conferenza stampa, già annullata a causa della tragedia di Lampedusa. Sullo sfondo nello schieramento che fa capo al segretario si continua a ragionare sulle possibili dimissioni di Alfano da ministro. Gesto forte ancora prematuro visto che ci si trova alla vigilia dell'approvazione della legge di stabilità e si deve decidere come agire sul fronte Imu. Ma con il quale il dirigente siciliano, deciso a prendere le redini del Pdl, è pronto a fare i conti nei prossimi mesi. Anche se i sondaggi non sembrano sorridergli.

Secondo il sondaggio di Emg diffuso stasera dal TgLa7 di Mentana l'eventuale partito guidato da Alfano avrebbe zero appeal per il 71,4%, cioè tre elettori su quattro.

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