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Ddl diffamazione, approvato emendamento della Lega: giornalisti in carcere

Con un voto anonimo i senatori dicono sì all'emendamento della Lega che reintroduce il carcere per i giornalisti

Senza metterci la faccia, ossia con il voto anonimo, i senatori hanno approvato un emendamento all'art. 1 del ddl sulla diffamazione con cui si reintroduce il carcere per i giornalisti: 131 sì, 94 no e 20 astenuti. L'emendamento, presentato dalla Lega, prevede il carcere fino a un anno per i giornalisti che diffamano a mezzo stampa e in alternativa la multa fino a 50 mila euro. Il governo è andato sotto: il sottosegretario alla Giustizia Antonino Gullo, infatti, aveva dato parere negativo alla proposta leghista, dopo aver invitato il Carroccio al ritiro.

Ha fatto molto discutere la votazione segreta sull'emendamento. "Stavolta è stata la Lega a chiederlo", ha rivendicato con orgoglio il leghista Roberto Calderoli. "Abbiamo anche raccolto qualche altra firma - aggiunge Calderoli - ma l’iniziativa è nostra". L’altra volta a chiedere il voto segreto sulla precedente versione del ddl era stato il segretario dell’Api Francesco Rutelli, insieme ad altri 20 senatori. "In parlamento il voto segreto è legittimo quando i regolamenti lo prevedono. Ma oggi, in Senato, la segretezza è stata usata come arma rancorosa contro la libertà di stampa", dice il vicepresidente dei senatori del Pd Luigi Zanda.

L'affondo della Lega

Il vicepresidente del gruppo del Carroccio, Sandro Mazzatorta, nel suo intervento in aula ha detto: "Stiamo dicendo che l’onore di una persona è di scarsa importanza e merita una mera pena pecuniaria". Ma "la cosa più grave, e mi rivolgo ai colleghi del Pd, è che stiamo facendo una legge ad personam. Ma ancora più grave è che è una legge ad personam che annulla una sentenza della Cassazione" con cui è stata confermata la decisione dei giudici d’appello sul caso Sallusti. Quella, della Cassazione "è una sentenza che chiarisce in maniera ineccepibile perchè sia giustificata la pena detentiva". Con questa legge "facciamo il quarto grado di giudizio". E il senatore del Carroccio Fabio Rizzi parla di "spunto d’orgoglio". Tuttavia, in serata, Roberto Maroni ha spiegato che l'emendamento è "una provocazione per risolvere il problema in modo serio e complessivo, non sull’onda delle emozioni". "Nessun rischio galera - ha continuato il segretario del Carroccio - ma è stata un’iniziativa della Lega per far riflettere su un tema liquidato con troppa superficialità e fretta".

Altri emendamenti: sì alle rettifiche

Dei 34 emendamenti presentati al ddl sulla diffamazione, nella versione riscritta dal presidente della commissione Giustizia, Filippo Berselli, tra gli altri sono stati approvati quello che porta a 30 righe il limite della rettifica e quello che estende la rettifica anche agli archivi digitali.

Lavori sospesi

Il presidente del Senato Renato Schifani sospende la seduta dopo il voto segreto sul ddl. A chiedere la sospensione dei lavori "per riflettere e fare il punto" sul provvedimento era stato il vicepresidente dei senatori del Pd Luigi Zanda, con l’accordo di Luigi Li Gotti (Idv) e Giampiero D’Alia (Udc). Il capogruppo del Pdl Maurizio Gasparri ha concordato con l’idea di sospendere i lavori, mentre la Lega avrebbe voluto continuare l’esame del testo. Schifani ha convocato per domani la Conferenza dei capigruppo per decidere il da farsi.
"Con questo voto - commenta Nicola Latorre, vicecapogruppo Pd al Senato - si vuole chiaramente affossare il disegno di legge sulla diffamazione. Si è vanificato il tentativo di adottare un provvedimento che garantisse allo stesso tempo il diritto all’informazione e la tutela dei cittadini".
"Fatto gravissimo- affermano il senatore del Pd Vincenzo Vita e il vice presidente del Senato Vannino Chiti. Ci rendiamo conto che ormai continuare la discussione su questo ddl è un’ipotesi impraticabile".

Berselli: ormai ddl è su binario morto

"Questo provvedimento ormai è su un binario morto - dice il presidente della Commissione Giustizia del Senato Filippo Berselli -. Ci sono altri tre voti segreti e quindi credo che non se ne faccia più nulla. Non mi aspettavo questo risultato perché c’era un accordo politico tra Finocchiaro e Gasparri anche sugli emendamenti. È stato un voto trasversale contro la stampa".

Siddi: tornano i forcaioli in parlamento

"È un voto vergognoso quello dei parlamentari - dichiara il segretario della Fnsi, Franco Siddi -. Nascondendosi dietro il muretto a secco del voto segreto, hanno raccolto quei malpancisti i quali ritengono che la libera stampa debba essere punita e trattata con il pugno di ferro. A questo punto è del tutto evidente che non ci può essere una nuova legge coerente con la giurisprudenza europea e che questo progetto di legge non possa andare avanti. "Ove accadesse - prosegue Siddi -, i forcaioli sappiano che dovranno pagare un conto salato alla reazione dell’opinione pubblica. Stavolta a non restare impuniti saranno proprio loro, come sempre capita per chi considera l’informazione un nemico da abbattere e non un presidio da tutelare per la libertà di tutti".

Feltri e Sallusti su Twitter

"Castelli, Lega, vuole i giornalisti in galera. Lui che in Senato ha scaldato la sedia, invece, prenderà una ricca pensione", scrive Vittorio Feltri su Twitter. Che poi rincara la dose: "Caligola nominò senatore il suo cavallo, noi abbiamo fatto di peggio: abbiamo votato molti asini". Nel giro di poco tempo arriva il commento di Alessandro Sallusti: "Mi sento meno solo.

Con la legge approvata dal Senato a San Vittore finiremo in tanti".

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