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Saviano fa il martire: "Scurati censurato? Io sono stato il primo"

Lo scrittore ha colto la palla al balzo per un po' di vittimismo: "Questo governo minaccia costantemente chiunque possa criticarlo"

Saviano fa il martire: "Scurati censurato? Io sono stato il primo"

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Ogni scusa è buona per attaccare il governo: lo sa la sinistra, lo sa anche Roberto Saviano. Noto per la sua opposizione feroce all'esecutivo guidato da Giorgia Meloni, lo scrittore napoletano è intervenuto nel mezzo del dibattito su Antonio Scurati e sul monologo sul 25 aprile previsto e poi cancellato dalla scaletta del programma "Che sarà", in onda su Rai 3. Ovviamente l'autore di "Gomorra" ha basato la sua filippica sul vittimismo, ricordando il caso della sua trasmissione "Insider", la cui messa in onda non è stata confermata nei palinsesti della tv di Stato.

"Avete visto l'orrore di questa Rai, la schifezza di quello che stanno facendo?", l'esordio di Saviano in un video pubblicato sul suo canale Instagram:"In quanti sono stati in silenzio pensando fosse soltanto un mio problema? In molti, troppi. Oggi scoprite che è un problema che riguarda e riguarderà tutti". Attaccando frontalmente le presunte interferenze del governo, lo scrittore ha anche puntato il dito contro i tanti che non hanno aperto bocca per "Insider" e per gli altri episodi di presunta censura: "Oggi è più facile, c'è il rumore dei tanti, mentre prima era diverso. E c'è una novità: quando è uscito il mio libro, sono stato invitato da diverse trasmissioni che poi hanno annullato l'invito per un blocco dall'alto".

Ma non solo. Saviano ha fatto il martire anche nell'intervista rilasciata a LaPresse, sottolineando di essere stato il primo a pagare la censura in Rai."Quando chiusero 'Insider', nessuno, se non pochissime voci, prese posizione sulla decisione - afferma - nessuno ha pensato che una censura del genere avrebbe minato il suo lavoro. Hanno avuto paura, invece, di perdere il loro gettone in Rai, il loro piccolo spazio", il suo j'accuse, proseguito con le critiche feroci a quello che definisce un esecutivo non democratico e illiberale. Nel mirino di Saviano finisce in particolare Fratelli d'Italia, o meglio la "banda" meloniana: "Si comporta come una banda che sostiene solo l'amico e il parente, colui che obbedisce a loro direttive forte di un consenso costruito sulla paura".

Per lo scrittore sei giudicato solo rispetto alla tua obbedienza e al tuo servilismo nei confronti del governo, reo di minacciare costantemente chiunque possa criticarlo.

Insomma, sempre il solito ritornello.

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