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Se non sapete cacciare i ladri almeno fate sparire la refurtiva

La corruzione corre, le tan­genti seguono a ruota. Ma contro la flemma della burocrazia non ci sono armi se non la mazzetta

Se non sapete cacciare i ladri almeno fate sparire la refurtiva

La corruzione corre, le tangenti seguono a ruota, il malcostume avanza. Perché? Siamo un popolo di ladri? Abbiamo la peggiore classe politica del mondo? Suvvia, non prendiamoci in giro. Il dramma italiano è un altro. È la lentezza provocata dalla burocrazia statale, regionale, provinciale, comunale che spazientisce chi debba realizzare un'opera pubblica o privata che sia. Contro la flemma dei funzionari non ci sono armi se non la mazzetta. Sia chiaro. Non vogliamo giustificare e assolvere i furfanti. Cerchiamo soltanto di capire perché nel nostro Paese, se non le ungi, le ruote non girano. Un motivo lo abbiamo scoperto. Questo.

Vuoi realizzare una grande o piccola opera? Non è un problema. Basta che tu ottenga il permesso dello Stato, il visto della Regione, l'ok di questa e di quella amministrazione. Ciascun ente ha la propria obiezione da avanzare. Bisogna che tu, pubblico o privato, fornisca documenti, spiegazioni, dettagli, relazioni scientifiche firmate da geologi, ambientalisti, ingegneri, architetti, geometri e muratori. E non è finita. Occorre indire una gara d'appalto. Cui concorrono varie imprese, alcune mafiose, dato che viviamo in un Paese in cui la criminalità organizzata è più efficiente di quella disorganizzata. Ovvio. I banditi sono più preparati della gente perbene, e dispongono di denaro nero facilmente distribuibile per finalità oscure.

Ecco perché ogni iniziativa pubblica rischia di trasformarsi in occasione per intorbidare le acque. È opportuno un paragone, direi illuminante. Mezzo secolo fa, il governo decise di realizzare l'Autostrada del Sole. Pareva un sogno o una follia. Quasi 600 chilometri tra Milano e Roma, con l'aggiunta di altri 200 chilometri per arrivare fino a Napoli, in un secondo tempo. Un'impresa ardita, senza precedenti. Ebbene, fu portata a termine in tre anni, a una velocità oggi impensabile. Un successo incredibile. Come fu possibile? Semplice. All'epoca non esistevano tanti vincoli. I vincitori degli appalti proseguirono speditamente. Ciascuno di essi procedette secondo le proprie capacità, rispettando gli impegni; e in breve il sogno si trasformò in realtà.

Le leggi da osservare erano poche e chiare. Non esistevano lacci e lacciuoli burocratici che rallentassero i lavori. Non c'erano margini che consentissero ruberie. I controlli erano efficaci e i controllori efficienti. Non si registrarono fenomeni di corruzione. Perché il meccanismo funzionava. La semplicità delle regole era tale da permettere ogni verifica che tutto proseguisse secondo logica. Il furto non era contemplato e non avveniva. Qualora qualcuno avesse tentato di fare il furbo, sarebbe stato scoperto e allontanato all'istante. Cosicché nessuno osò sgarrare.

L'Autosole è lì da vedere. Funziona da decenni. Centinaia di viadotti e di ponti perfetti furono costruiti in modi diversi dalle varie imprese coinvolte nel progetto, e di esse nessuno ha avuto modo di lamentarsi. L'obiettivo era fare in fretta e bene per completare l'opera nei tempi prestabiliti. Risultato: non ci fu un solo giorno di ritardo. Ciò significa, pur detto a distanza di lustri, che l'Italia era (e forse è ancora) in grado di eseguire lavori importanti senza esporsi a critiche e a indagini giudiziarie.

Se non si rubava allora, perché oggi invece non si fa altro che sgraffignare su qualsiasi opera pubblica? Il problema è drammatico. Adesso chiunque intraprenda è schiavo di mille «padroni». Le normative si sono moltiplicate rendendo tutto assai complesso. A forza d'introdurre norme e regolamenti, il nostro Paese si è posto in una situazione per cui ogni opera richiede timbri, lasciapassare, autorizzazioni che implicano una serie di visti, per ottenere i quali chiunque è pronto a pagare di sfroso cifre importanti allo scopo di portare a termine i lavori e di riscuotere quanto gli spetta.

A questo servono le tangenti, distribuite di qua e di là, non per il gusto degli imprenditori di violare la legge, ma soltanto per accelerare le procedure, altrimenti così accidentate da impedire la conclusione di qualsiasi iniziativa. Attenzione, nessun costruttore ha interesse a elargire mazzette se non per avere quanto gli spetti; se sgancia denaro a politici e amministratori è solo perché non ne può fare a meno onde spianarsi la strada e avere il dovuto. Ovvio che la politica ne approfitti per chiedere finanziamenti secondo questo principio sbagliato ma accettato da tutti: tu mi dai un tot e io ti agevolo nell'ottenere quanto ti spetta. È un orrore, ma inevitabile.

Quando il meccanismo della legittimità si inceppa è fatale che si trovi una via illegittima: la tangente. Che si versa per ottenere un diritto e non un'agevolazione. In un Paese normale ciò non accadrebbe mai, ma il nostro normale non è. Per sistemare le cose c'è una sola maniera: ridurre a zero le implicazioni burocratiche, eliminare i garbugli che bloccano i lavori, sfrondare gli adempimenti che inducono gli imprenditori a cercare scorciatoie.

I ladri ci sono, ci sono sempre stati, ma depotenziarli non è impossibile: è sufficiente fargli sparire il bottino da sotto il naso.

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