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La "truffa Superbonus" costata all'Italia raggiri per 12 miliardi

La detrazione al 110% ancora valida per chi ha votato i lavori entro la fine del 2022

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“Più di 12 miliardi di irregolarità”. Giorgia Meloni ha suonato la campana ai bonus creati e incensati dal governo Conte. L’orizzonte della manovra non permette sprechi né tanto meno un indulgere in quella che il premier ha definito “la più grande truffa ai danni dello Stato” - cioè il Superbonus del 110% - agevolata grazie “a norme scritte malissimo“. L’operazione verità del governo ha fatto sobbalzare dalla sedia i giallorossi, che hanno subito contrattaccato accusando la leader di Fdi di dire menzogne sui numeri per nascondere le difficoltà sulla prossima finanziaria. Tutto da copione. Ma al netto delle difese che ogni schieramento attua per i propri provvedimenti, è indubbio che le perplessità sul Superbonus si fossero palesate sin dal giorno della sua entrata in vigore avvenuta nel luglio 2020. Non per nulla, appena un mese dopo, il Sole 24 Ore ne elencava già diverse: dalla cessione del credito agli interventi trainati passando per le parti comuni, il rebus asseverazioni e la differenze dell’Ape da regione a regione. Insomma, l’agevolazione fiscale per gli interventi di ristrutturazione volti a migliorare l’efficienza energetica di case e condomini ha iniziato ben presto a creare danni portando poi alla luce ostacoli burocratici ma anche angoli nascosti che hanno permesso operazioni speculative, sprechi e vere e proprie frodi, oltre a un effetto doping del mercato degli affitti e a un costo gravoso per lo Stato. I due principali problemi si sono rivelati l’entità del rimborso, cioè il 10% in più rispetto al costo dei lavori, e il meccanismo della cessione del credito a imprese o a banche. Per questi motivi, il governo Meloni aveva già da tempo iniziato un’opera di graduale modifica del Superbonus. Lo scorso novembre, con l’approvazione del decreto Aiuti Quater, la detrazione è passata dal 110 al 90% per le spese sostenute nel 2023 per tutti gli immobili ed è diventata più selettiva: soltanto le case indipendenti possono usufruire dello sgravio al 110% ma a patto che i proprietari abbiano realizzato il 30% dei lavori entro il 30 settembre 2022.

Un’altra revisione è avvenuta poi a febbraio 2023 con il blocco della cessione del credito e dello sconto in fattura, lasciando come unica modalità di agevolazione la detrazione delle spese nella dichiarazione dei redditi.

Inoltre, nel decreto Rilancio, è previsto che nel 2024 il Superbonus cali per tutti dal 90% al 70% per ridursi poi al 65% nel 2025. Insomma, le intenzioni dell’esecutivo nel medio termine sono chiare, ma oggi come stanno le cose? La detrazione al 110% vige ancora per le spese effettuate da qui a fino anno ma soltanto per quei condomìni con lavori deliberati entro il 18 o 25 novembre 2022 e con la Cilas depositata entro il 31 dicembre 2022; per villette e unifamiliari che hanno completato il 30% dei lavori a fine settembre 2022; per quegli edifici con più unità immobiliari di un solo proprietario, assimilati a condomini, con Cilas presentata entro il 25 novembre 2022, o entro il 31 dicembre in caso di titolo abilitativo necessario per un intervento di demolizione e ricostruzione.

Potranno ancora usufruire dell’aliquota al 110% per tutto il prossimo anno e fino al 2025 soltanto gli immobili coinvolti in piani di ricostruzione all’interno dei crateri sismici. Inoltre, il Superbonus con aliquota al 90% è ammesso solo per i condomini e immobili assimilati e per le villette destinate a prima casa con proprietari che hanno un reddito fino a 15.000 euro o entro il reddito riparametrato in base al quoziente familiare quando si hanno coniuge e/o figli a carico.

Infine, lo sconto in fattura o la cessione del credito sono contemplati solo per i lavori in corso o nel caso di progetti depositati prima del 17 febbraio 2023.

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