Cronaca locale

Bonomi, appello al Paese «L'Italia può farcela solo se diventa come Milano»

Il presidente di Assolombarda alla Scala: «Da Expo alle Olimpiadi, la ricetta è questa»

(...) ignorante di fronte al più umile produttore, il quale rischia lavoro e risparmio nelle sue intraprese». E c'è, in tutto il discorso, il riferimento a una dimensione civile dell'impresa. Una dimensione richiamata nel titolo stesso della relazione: l'impresa di servire l'Italia.

È un discorso di straordinaria levatura, quello che Bonomi pronuncia di fronte al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, al premier Giuseppe Conte e a una platea di amministratori regionali e locali. Un discorso ambizioso, come del resto quello dello scorso anno. Ma nel 2018 la priorità era mettere in mora il governo gialloverde e le sue contraddizioni, ricordate anche ieri nell'impietoso passaggio sulla «abolizione della povertà». A un anno di distanza, la priorità è scongiurare l'aumento delle tasse, sollecitare tagli fiscali e di spesa, spronare alla realizzazione di infrastrutture, creare le condizioni per «realizzare crescita, lavoro, reddito, basi di ogni coesione sociale». Gli interlocutori sono in parte diversi, eppure anche oggi, come allora, nelle parole di Bonomi c'è qualcosa che va oltre una normale funzione sindacale, in un Paese normale, in tempi normali. Qualcosa che vibra nel «grazie» indirizzato a Mattarella e nell'appello per un «anelito civico e di cittadinanza». «Una svolta civile» Bonomi la chiama così, una svolta che - dice - «deve vivere e manifestarsi nei comportamenti di tutti». «Non sarà la spesa pubblica decisa dalla politica a salvarci - avverte - ma uno Stato diverso». E uno Stato diverso che si può costruire partendo da un modello. «Abbiamo qui a Milano un modello di cooperazione che ha una radice storica antica» dice Bonomi, citando la «credenza di Sant'Ambrogio, la prima associazione comune di piccoli produttori, commercianti e mercanti milanesi». Era il 1198. Sono passati 820 anni, il «metodo Milano nasceva allora»- sottolinea Bonomi - «ma nei secoli è rimasto fedele a se stesso».

Ma in cosa consiste questo metodo? Principalmente, in una leale e aperta cooperazione fra istituzioni, impresa, lavoro, terzo settore, università, ricerca e società civile. Ed è il metodo che ha portato Milano a vincere l'Expo 2015, e le Olimpiadi del 2026, ma anche a realizzare Human Technopole. Il metodo che colloca Milano all'avanguardia nelle filiere come la scienza della vita, il design e l'intelligenza artificiale o la presenza di multinazionali. «è questo il cuore del Nord del cui successo non siamo avidi difensori ma che vorremmo esteso a tutta Italia».

Ed è sostanzialmente lo stesso modello cui si richiama il sindaco Beppe Sala e che il vicepresidente della Regione, Fabrizio Sala, estende all'intera Lombardia. «Oggi - dice il sindaco - Milano è la cartina di tornasole di tutte le potenzialità italiane: è un'anticipazione del futuro, chi vuole vedere come potrebbe essere il Paese fra 10 anni viene qui per vedere un metodo». Innovazione, ricerca, è il mantra del vicepresidente Fabrizio Sala, che rappresenta la Regione: «Attenzione a semplificazione e digitalizzazione, sperimentazioni sull'utilizzo della blockchain, impegno costante per ricerca e innovazione. Sono - sottolinea - sono i tre grandi assi portanti su cui lavora Regione Lombardia». E ricorda il piano triennale da oltre 750 milioni.

È sull'autonomia che i toni divergono. Bonomi la vede bene in una cornice di unità nazionale, Beppe Sala ammette che «non deve essere sminuita», ma avverte che «non può essere la bandierina di un partito» e chiede una riforma complessiva delle autonomie locali, mentre Fabrizio Sala incalza: «Quando la Lombardia chiede maggiore autonomia lo fa con la consapevolezza di portare un vantaggio non solo ai cittadini e alle imprese lombarde, ma all'Italia intera».

Alberto Giannoni

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