Cronaca locale

La cena in nero in Galleria tra la sorpresa dei passanti

La cena in nero in Galleria tra la sorpresa dei passanti

Duemila persone, signore e signori dal garbo d'altri tempi, che sfoggiavano un look total black. No, diciamolo in italiano: il classico, intramontabile abito nero. Unica eccezione: un filo di rosso, forse perché è quasi dicembre e il rosso riscalda l'attesa della gioia natalizia. Questo è stato il «Dinner in dark» nell'ottagono della galleria Vittorio Emanuele l'altra sera, ovvero la Cena in nero organizzata dal team creativo «Cenaconme», che per l'appuntamento di persone che si conoscono alla luce di candela di una sera ha voluto anche una maschera. Candelabri, eleganza da stelle, i partecipanti hanno sistemato i propri tavoli, stupendo turisti e passanti nella galleria che colpisce davvero per il nitore delle Lunette restaurate.

Fino all'ultimo minuto, come secondo le intenzioni della «patrona» di questi eventi, Rossana Ciocca, il luogo era un mistero. Intento delle cene, in cui ogni volta domina un colore, è quello di abitare con classe e rispetto la città come fosse casa propria, facendola brillare dell'energia della gioia. Ogni desco tenutopsi fino ad ora si è ispirato a un tema o a una frase, come ad esempio «La sposa cadavere» di Tim Burton o un pensiero di Simone de Bouvaire.

I commensali portano con sè il necessario, come diceva Cicerone «Omnia sua secum portans», ma sono banditi piatti e arnesi di plastica, perché la distinzione è essere eleganti insieme e la sua umiltà è il seme del futuro. Il desco in nero ha avuto già precedenti, come la «Cena in bianco» che si è tenuta ai giardini Montanelli in un clima da pic nic, come se a organizzarlo fosse stato «Il grande Gatsby» di Milano. L'altra sera il tocco era di un Natale coscienzioso, con i centri tavola di bacche alzate ad alberello, i cappelli aristocratici, le sciarpe sempre sul tono del rosso, sapendo forse che Stendhal, autore de «Il rosso e il nero», descrisse quella celebre sindrome che l'Italia infonde nel viaggiatore, grazie alla sua assoluta ma delicata bellezza fiorentina.

Calici alti, stoviglie preziose, bagliori di vini nelle luci del cuore di Milano.

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