Cronaca locale

Il Comune sfratta gli ortisti, la protesta dei nonni

Sgombero entro 6 mesi per ampliare la cascina. Il portavoce: «Dateci più tempo e altri spazi»

Chiara Campo

Hanno ricevuto l'avviso di sfratto lo scorso 5 luglio. I 23 ortisti che curano da vent'anni un fazzoletto di verde ciascuno in via De Lemene, zona Certosa, dovranno sgomberare entro e non oltre marzo 2018. Il rilascio delle aree, ha spiegato il Comune nella lettera raccomandata, «è funzionale alla realizzazione del progetto Abitare in borgo». La cascina Boldinasco, attualmente inagibile sarà ristrutturata, ampliata e destinata all'accoglienza di famiglie che non riescono a pagare un affitto di mercato, per prevenire casi di abusivismo o morosità (la delibera per modificare il Piano dei servizi del Pgt andrà in aula nei prossimi giorni). L'area degli orti sarà inglobata nel progetto di recupero, da qui l'invito - con un tono perentorio - a restituire gli spazi entro pochi mesi: «Si ricorda - è scritto nella lettera inviata dal settore Demanio dell'assessore Roberto Tasca - che la vostra occupazione non si fonda su un titolo contrattuale ma l'amministrazione l'ha tollerata a fronte del pagamento dell'indennità di occupazione extracontrattuale». Il portavoce degli ortisti Giuseppe Currà assicura che il gruppo di nonni, e alcuni hanno 80-85 anni, è «d'accordo con il recupero della cascina, ci mancherebbe, ma dall'assessorato alla Casa ci hanno risposto che per la partenza dei lavori ci vorranno come minimo 3 o 4 anni, tra indagini ambientali, gare d'appalto. Mandarci via in tutta fretta è prematuro, abbiamo chiesto di allungare i tempi e iniziare a ragionare su degli spazi alternativi». Ma nulla. E «il presidente del Municipio 8, a cui abbiamo chiesto un incontro, non ci ha nemmeno risposto». Interviene in difesa degli ortisti il capogruppo di Forza Italia Gianluca Comazzi: «La sinistra - tuona - tutela i centri sociali e non fa nulla per debellare il fenomeno dell'abusivismo nelle case popolari ma se la prende con i venti anziani che curano gli orti. Forte con i deboli e debole con i forti. La città non deve fermarsi, noi siamo per lo sviluppo, ma questo non significa non trovare una soluzione per queste persone.

Ci sono tanti spazi abbandonati che possono essere recuperati e adibiti ad orti».

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