Cronaca locale

Così le centraline sono diventate «street capolavori»

Pubblicati in un libro tutti i graffiti commissionati da A2A per gli impianti dei semafori

Simone FinottiA rigor di etimo, un semaforo altro non è che un «portatore di segni». Segnali ad uso della circolazione stradale. Quando però ci si mette l'arte, allora cambia tutto. La prosa si fa poesia, anche gli oggetti più quotidiani si caricano di significati nascosti e quello che prima era un semplice segno si trasforma in una linea, un colore, una sagoma che interseca le rotte dell'immaginazione. E magari succede che un'intera città diventi una mostra a cielo aperto, come è accaduto con il progetto Energy Box, che lo scorso settembre ha trasformato oltre 150 centraline semaforiche di Milano, tuttora visibili, in altrettante «tele» per più di 50 artisti italiani e internazionali selezionati da A2A e Fondazione Aem con la supervisione del noto critico e docente Flavio Caroli, e chiamati a dare la loro personale interpretazione di questi grigi elementi di arredo urbano, tanto indispensabili quanto, francamente, non sempre piacevoli alla vista. Un progetto di street art che ora è diventato un libro: «Energy Box - Urban Art Renaissance», a cura di  Davide «Atomo» Tinelli  e  Evoluzioni Urbane, edito da Skira nella collana Cataloghi e presentato ieri al Triennale Bookstore dagli autori e da alcuni degli artisti coinvolti. Pagine che raccontano, con molte belle immagini, la storia della complessa operazione, dall'idea iniziale alla sua realizzazione pratica. Ma soprattutto testimoniano la nuova vita delle «scatole grigie» che sorvegliano gli incroci cittadini. E che ora ospitano volti di uomini e musi di animali, fiori dai colori sgargianti, primi piani di mani e onde infuocate, omini stilizzati, sagome che debordano sul marciapiede, geometrie, linee colorate, caratteri gotici, acquari, alberi dalle fronde violette e dalle foglie rosso acceso, messaggi. Perfino un Giuseppe Verdi in sciarpa e cilindro e un ritratto aureolato di Diego Armando Maradona, con tanto di «Mano de Dios».

Gli stili si inseguono: c'è chi ha scelto la via dell'iperrealismo, come Neve, Acme107 e Cheone, e chi vi ha aggiunto un tocco ironico, come Crea e Gattonero.

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