Cronaca locale

"Cugino della consigliera Pd in cella in Usa per Al Qaida"

Forte e Ismail riaprono il capitolo dell'islam politico: "Il partito a Milano nuota in un brodo pericoloso"

"Cugino della consigliera Pd in cella in Usa per Al Qaida"

Fra Pd e islamismo politico un rapporto non solo occasionale. E qualcosa di più di un rapporto privilegiato. «Ormai l'islam ortodosso se lo portano in pancia» accusa Matteo Forte, consigliere comunale che di questo tema, da anni, ha fatto una battaglia: «C'è un clima, un brodo pericoloso in cui nuota, almeno a livello locale, il Pd». Forte è al fianco di Maryan Ismail, l'antropologa italo somala, che del Pd ha fatto parte a lungo, fino a quando dal partito è uscita denunciando questa deriva.

Insieme, a Palazzo Marino, la musulmana femminista e il consigliere cattolico hanno acceso i riflettori sull'ultimo capitolo di questa vicenda, che coinvolge ancora una volta Sumaya Abdel Qader, la consigliera comunale che simbolicamente si trova al centro di questo incrocio, essendo stata fino a pochi mesi fa responsabile Cultura del coordinamento dei centri islamici di Milano, prima di approdare a Palazzo Marino con il sostegno della «sinistra Dem». Forte e Ismail hanno presentato un dettagliato dossier politico: «Pd e islamismo politico: un rapporto non occasionale». Citati alcuni casi noti, come quello del quasi-candidato Sam Aly, fotografato con un imam antisemita. Ma nel dossier è stato inserito anche un intervento della consigliera Pd Abdel Qader, che nel 2012 proponeva di sostenere la causa del cugino, detenuto nelle carceri israeliane. E il personaggio in questione è a dir poco controverso.

Samer Al Barq - così viene ricostruito il suo profilo - è originario del Kuwait ma si è trasferito in Giordania, poi nel Pakistan dove ha studiato microbiologia, infine in Afghanistan «per impegnarsi - si legge nel dossier - nella formazione militare». «Nel 2001 - prosegue il dossier - secondo l'intelligence viene reclutato da Al Qaeda per la produzione di armi batteriologiche» e nel 2003 «è il 67esimo dei 119 prigionieri detenuti dalla Cia tra il 2002 e il 2008». Il nominativo di Samer Abdellatif Al Barq, noto anche come Abu Bakr al Filistini, secondo quanto ricostruito, compare anche nel rapporto di una commissione del Senato statunitense, «in relazione all'utilizzo di antrace da parte di Al Qaeda e ad attività qaediste in Pakistan».

Nel suo post del 2012 su facebook, la Abdel Qader faceva presente che Samer era in sciopero della fame «per chiedere di essere trattato secondo le leggi della democrazia» e precisava che «se è in errore dovrà pagare». Ieri, commentando la conferenza stampa di Forte e Ismail, la consigliera Pd ha replicato e minimizzato, ma è chiaro nuova vicenda riapre con inaspettato clamore il caso dei rapporti fra il Pd e quell'area che Ismail ha indicato come «l'islam ortodosso». Questo caso, poi, non è che l'ultimo segnale di quello che è stato definito «un rapporto organico» fatto di associazioni, collaborazioni e candidati. Citata per esempio un'associazione, «Segnali», che annoverava nel suo «board» il segretario Pd Pietro Bussolati, oltre a esponenti musulmani di area Ucooi, fra cui il presidente del comitato «Libertà e democrazia per l'Egitto», indicata come sigla che sosteneva l'ormai deposto presidente egiziano Mohamed Morsi, leader dei Fratelli musulmani. Bussolati ha spiegato: «Le finalità dell'associazione Segnali ambivano a promuovere il confronto».

Ed è proprio al Pd ( più che ad Abdel Qader) che Forte e Ismail si rivolgono: «Non chiedo - ha precisato Forte - a Sumaya di rispondere per le colpe dei parenti né di dimettersi, chiedo al Pd di prendere una posizione». Tic ideologico o calcolo elettorale? Perché ha scelto questa parte dell'islam?

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