Cronaca locale

Ema, blitz Forza Italia-Pd in Europa: Maroni: «Olanda ritarda? Noi pronti»

Interrogazione di Gardini e Toia sull'Agenzia del farmaco: «Manca la disponibilità di una sede, riconsiderare la scelta»

Si riapre la partita Agenzia del farmaco? «Se Amsterdam non rispetta gli impegni per la nuova sede di Ema noi siamo pronti, il Pirellone c'è». Lo ha scritto ieri il presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni, commentando la notizia riportata da un'agenzia relativa all'interrogazione congiunta alla Commissione europea e al Consiglio, delle eurodeputate Patrizia Toia ed Elisabetta Gardini, affinché venga riconsiderata «l'assegnazione dell'Agenzia europea del farmaco (Ema), alla luce dei ritardi di Amsterdam». Il presidente della Regione ha perciò fatto sentire nuovamente la sua voce molto polemica sulla mancata assegnazione.

Immediatamente dopo il sorteggio del 20 novembre, al termine di tre votazioni tra i rappresentanti dei 27 paesi dell'Unione Europea a Bruxelles, Maroni non aveva cercato di dissimulare la sua amarezza per quello che considerava una enorme occasione persa, sotto diversi aspetti, per la nostra città.

La decisione dell'assegnazione era diventata necessaria e urgente in seguito alla Brexit e all'obbligo di trasferire Ema dalla sua attuale sede di Londra entro il 2019. A differenza dei toni pacati e interlocutori utilizzati subito dopo la notizia, già il giorno successivo, quindi, Maroni era stato polemico nei confronti del governo italiano e dei paesi che avevano partecipato alla votazione. E al termine di un tavolo sull'autonomia della Lombardia il presidente della Regione Lombardia aveva parlato i di una vera e propria «scorrettezza» nell'assegnazione e di una «incapacità dell'Europa di assumersi le sue responsabilità»:

«Ormai con le monetine non si decidono più neanche le partite di calcio - aveva dichiarato Maroni -. Sarebbe stato opportuno fare i calci di rigore, convocare Milano e Amsterdam al tavolo di Bruxelles, fare illustrare i due dossier e dopo l'Europa avrebbe dovuto assumersi le sue responsabilità. Sono sicuro che in un confronto fra i due dossier avremmo vinto.

Il numero uno del Pirellone aveva dichiarato inoltre di essersi consultato con il presidente del Consiglio italiano, Paolo Gentiloni, e di averlo sentito «molto arrabbiato», non solo per l'esclusione al sorteggio, ma anche per il comportamento del governo spagnolo che aveva detto di volere appoggiare Milano.

RC

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